Rimasti a corto di cibo, acqua, medicinali e carburante, gli sfollati di Gaza hanno ricevuto la solidarietà di gran parte del mondo musulmano. Tra quelli che hanno promesso, in questi giorni, di inviare aiuti umanitari nella Striscia c’è anche una delle figure più potenti di tutta la Turchia: il ‘re dei droni’ Selçuk Bayraktar. Tra i più influenti imprenditori del paese, ingegnere brillante, vero e proprio ‘eroe nazionale’, Bayraktar è l’uomo che ha progettato e sviluppato i famigerati Bayraktar Tb2, gli aerei armati a pilotaggio remoto che hanno cambiato le sorti di numerosi conflitti, dalla Libia alla Siria, dal Nagorno Karabakh alla prima fase della resistenza ucraina. Qualcuno lo paragona a Elon Musk, altri lo considerano la chiave delle ambizioni di potenza della Turchia. C’è poi chi si spinge fino a vedere in lui il principale candidato alla successione di Erdogan, anche in virtù del suo matrimonio con la figlia minore del sultano.

Ecco, con la recente offensiva di Hamas su Israele e la conseguente controffensiva su Gaza, Bayraktar è tornato a far parlare di sé: il ‘re dei droni’ si è infatti impegnato a fornire nella Striscia, con la sua compagnia privata Baykar Technology, ben 10 milioni di dollari di aiuti umanitari, accusando al contempo Israele di “crimini di guerra” per i suoi bombardamenti su “ospedali, scuole e luoghi di preghiera”. Ma questa è solo l’ultima azione dell’uomo che con i suoi droni – come intitolava il New Yorker nel maggio 2022 – “ha cambiato la natura della guerra”.

Dai primi prototipi all’impiego dei Tb2 – Classe 1979, Bayraktar è figlio di un ingegnere e di una programmatrice informatica. Da sempre appassionato di tecnologia, soprattutto di aeroplani, iniziò a progettare droni usando il materiale disponibile nell’officina del padre. Laureato in ingegneria a Istanbul, si trasferì negli Stati Uniti, dove conseguì un master in Pennsylvania e poi al prestigioso Massachusetts Institute of Technology (Mit). Tornato nel 2007 in Turchia, fondò una divisione dedicata ai droni all’interno di Baykar, l’azienda di componentistica creata dal padre nel 1986. Per la sua carriera furono fondamentali i contatti della famiglia con ambienti militari vicini a Erdogan: suo padre Özdemir, ad esempio, era un confidente dell’ex primo ministro islamista Necmettin Erbakan. Sfruttando questi contatti, Bayraktar iniziò a sperimentare prototipi di droni in diversi teatri di guerra. Nel 2014 la svolta, quando la compagnia cominciò a equipaggiare con i suoi velivoli a pilotaggio remoto l’esercito turco in lotta contro il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Ed ecco che Erdogan decise di affidargli il cuore del piano di sviluppo di un’industria bellica autarchica, ossia autosufficiente rispetto alle forniture estere, specie quelle statunitensi.

Autarchia militare, operazioni oltreconfine e vendita all’estero – Di lì in avanti Baykar divenne la più importante azienda d’armamenti di tutta la Turchia, con un fatturato annuo intorno al miliardo di dollari. Una vera e propria impresa strategica, uno dei pilastri delle ambizioni di potenza della Turchia, anzitutto sul piano della produzione di armi. Infatti, se un decennio fa le Forze armate turche facevano affidamento sulle importazioni dall’estero per il 70% del loro fabbisogno, adesso la percentuale è calata al 30-35%. Ma non si tratta solo di spinta all’autarchia militare, bensì anche di effettivo utilizzo sul campo.

Veloci, potenti, precisi e soprattutto poco costosi rispetto ai competitor, i Bayraktar Tb2 sono stati impiegati con successo in svariati teatri di guerra. In Libia, nel 2020, permisero al governo di Fayez al-Serraj, quello riconosciuto dalla comunità internazionale, di resistere all’offensiva su Tripoli scagliata dall’esercito di Khalifa Haftar. In Siria consentirono ai turchi, all’inizio del 2020, di respingere l’attacco delle forze russo-siriane nella provincia di Idlib. In Nagorno Karabakh supportarono l’offensiva dell’autunno del 2020, quella con cui l’Azerbaijan riconquistò circa un terzo del territorio conteso. Per non parlare poi delle innumerevoli volte in cui sono stati usati nelle operazioni contro il Pkk, tra Turchia, Siria e Iraq.

Baykar ha reso il paese non solo indipendente nella produzione di armi, ma anche capace di esportarle. Dal 2021 l’azienda è ormai il maggiore esportatore di materiale bellico di tutta la Turchia: a quanto riportato da Der Spiegel, i droni e altre tecnologie di Baykar sono stati venduti a 18 paesi, anche perché i Tb2 costano ‘solo’ 5 milioni di dollari, ossia circa un sesto dei modelli statunitensi. In Ucraina, ad esempio, contribuirono a distruggere sistemi di artiglieria e veicoli corazzati delle forze russe, divenendo nelle prime fasi della guerra un vero e proprio simbolo della resistenza ucraina. Le truppe di Kiev arrivarono a dedicare ai Tb2 una canzone patriottica presto diventata molto popolare, mentre nel marzo 2022 gli impiegati dello zoo della capitale chiamarono “Bayraktar” un lemure appena nato.

Il genero del sultano candidato a salire sul trono – L’ascesa del magnate turco fu suggellata, nel 2016, con un matrimonio ‘dinastico’ con Sümeyye, la figlia minore di Erdogan. Vicino infatti al sultano per l’ideologia nazionalista e la sua fervente fede musulmana, Bayraktar crede nella svolta impressa da Erdogan allo Stato turco e ad oggi viene considerato da molti come il principale candidato alla sua successione. Ben lontano dall’essere un oscuro uomo degli apparati, Bayraktar è infatti una figura molto popolare: è molto attivo sui social, i suoi profili hanno migliaia di follower, i suoi video fanno centinaia di migliaia di visualizzazioni. E il festival di tecnologia e aerospazio da lui animato, il Teknofest, consente ogni anno a migliaia di giovani di familiarizzare con gli strumenti da lui progettati, il che porta poi un ritorno positivo per la sua figura. Certo, per il momento Bayraktar continua a presentarsi come un uomo interessato più all’aviazione che alla politica, preferendo apparire in pubblico con la sua giacca da volo rossa anziché vestito con giacca e cravatta. Il magnate turco continua inoltre a progettare nuove tecnologie, come la nuova versione dei droni armati – i Tb3 – e le prime auto volanti della Turchia – la linea Cezeri. E tuttavia, Bayraktar è ancora giovane, abbastanza giovane da poter aspettare dietro le quinte che arrivi il suo turno. Anche perché Erdogan ha 69 anni e non potrà governare per sempre.

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