Era al rave al confine di Gaza quando gli uomini di Hamas sono arrivati e hanno fatto un massacro, portando via ostaggi. Da allora dell’italo-israeliano Nir Forti, 30 anni, non si hanno più avuto notizie. Ma parlando al Tg3 i suoi genitori hanno dichiarato che è stato colpito al torace prima di non essere più rintracciabile. L’ultima volta che lo hanno sentito erano le 8 del mattino e “ci ha detto è che erano stati bloccati dalla polizia“, ma – hanno continuato – “abbiamo capito che era una cosa strana, poi che non era polizia, si vede che lui non ha immaginato che fossero terroristi”. Dopo le 8, dice la madre, “sono riuscita a parlare solo con un suo amico, lui ha detto che ha visto che hanno sparato a Nir nella parte superiore del torace”. Forti è il terzo cittadino italo-israeliano a risultare disperso dopo l’attacco scatenato da Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre.

Ad annunciare la sua scomparsa è stato l’11 ottobre il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal Cairo, dopo che la sua famiglia si è messa in contatto con la Farnesina. Il festival al quale stava partecipando insieme alla fidanzata voleva celebrare la Natura nella festa ebraica del Sukkot. Una festa con centinaia di ragazzi che ballavano musica elettronica nel deserto, diventata uno dei simboli della brutalità di Hamas. Decine di uomini armati piombati all’improvviso sulla spianata del rave, con moto e furgoni, per poi sparare a raffica contro chiunque. Un inferno di fuoco costato la vita ad almeno 260 innocenti. Tra le ipotesi anche quella che possa essere finito ostaggio dei miliziani. Una sorte condivisa, probabilmente con altri due italo-israeliani che continuano a mancare all’appello da sabato, Liliach Havron e Eviatar Kipnis. Anche in questo caso c’è apprensione, perché si tratta di una coppia, marito e moglie, che si trovava nel kibbutz di Beeri dove sono stati ritrovati oltre cento corpi trucidati. In tutto sarebbero circa 200 gli ostaggi di varie nazionalità che Hamas terrebbe a Gaza come possibile merce di scambio. Per l’Italia il loro rilascio è una “priorità assoluta” in questa fase del conflitto, come ha ribadito nei giorni scorsi Tajani.

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