Azione “robusta” e coordinata contro i trafficanti di esseri umani, maggiore supporto ai Paesi partner e alle agenzie Onu per i rimpatri, oltre alla collaborazione con i Paesi nordafricani per la protezione delle frontiere. Archiviato momentaneamente l’accordo sull’immigrazione raggiunto in Consiglio Ue, che passa così all’esame del Parlamento, i 6 leader di Stati e istituzioni Ue, tra cui l’Italia, si sono riuniti per stabilire una linea d’indirizzo comune, secondo quanto si apprende da fonti europee.

Al tavolo, che rimane aperto a tutte le cancellerie che vogliano unirsi, erano presenti, oltre a Giorgia Meloni, il premier britannico Rishi Sunak, gli omologhi dei Paesi Bassi, Mark Rutte, e dell’Albania, Edi Rama, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente francese, Emmanuel Macron. Tra le azioni concrete al centro del confronto, riferiscono le stesse fonti, azioni di intelligence comuni, accordi con i Paesi di origine, non solo limitati al dossier migranti ma con lo scopo di aprire al partenariato, allo sviluppo, alla lotta alla povertà e gli effetti del cambiamento climatico. Un piano in 8 punti che, tra le altre cose, ha come obiettivo quello di porre fine al commercio dei barchini sui quali vengono fatti salire i migranti in partenza dalle coste nordafricane. Nonostante la presenza di Sunak, non si è comunque parlato, si apprende, del cosiddetto modello Rwanda e nemmeno un accenno è stato fatto al sensibile tema delle ong nel Mediterraneo.

Nel punto uno del testo che delinea gli otto impegni comuni si prevede di “intraprendere un’azione incisiva, insieme e in cooperazione con i Paesi partner, per affrontare il traffico di migranti lungo le rotte e alle frontiere esterne, anche attraverso un’azione congiunta per chiudere le catene di approvvigionamento delle bande organizzate attraverso lo scambio di informazioni, la cooperazione operativa, le misure per fermare tutte le imbarcazioni coinvolte nel traffico e campagne di sensibilizzazione“.

Il punto due prevede di “aggiornare il quadro giuridico per rafforzare la lotta contro i trafficanti di esseri umani”, mentre il terzo impegna i sei interlocutori a “sviluppare partenariati globali con i Paesi chiave per affrontare le cause profonde della migrazione e sostenere lo sviluppo sostenibile attraverso l’istruzione, creazione di posti di lavoro e azioni di adattamento al clima“. È questo il punto che più si avvicina all’idea del governo Meloni, ancora tutta da realizzare, denominata Piano Mattei per l’Africa, un sistema di accordi paritari e vantaggiosi per tutte le parti tra i Paesi europei e quelli africani.

Nel quarto punto ci si impegna invece a “sostenere i Paesi partner a rafforzare la protezione delle frontiere per prevenirne l’attraversamento non autorizzato, nonché le capacità di ricerca e salvataggio attraverso l’invio di personale, attrezzature e altro materiale”. C’è poi il quinto punto sul “supporto di Paesi partner anche attraverso Oim e Unhcr inviando fondi adeguati. Il sesto punta invece sul “rafforzamento della cooperazione sui rimpatri e la riammissione condividendo expertise e obiettivi diplomatici”. Il settimo prevede la possibilità “di fornire ingressi umanitari e altre tipologie di fattispecie legali a chi ha diritto alla protezione internazionale”. Infine, nell’ottavo punto si disciplina “il rafforzamento della cooperazione nelle politiche dei visti assicurando che il sistema sia efficace contro le irregolarità”.

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