Di fronte alla crisi, Josè Mourinho se ne inventa un’altra delle sue: “Durante le vacanze, ho avuto la più importante e più pazza offerta di lavoro nella storia del calcio e l’ho rifiutata per la parola data ai miei giocatori, ai miei tifosi e la parola al mio proprietario. Tre mesi dopo sembra che io sia un problema e non lo accetto“. Si sostanzia in queste due frasi la difesa del tecnico portoghese, preso di mira dalla critiche dopo che la sua Roma ha raccolto appena 5 punti nelle prime 6 giornate di Serie A. Di fronte al peggior avvio di stagione nella storia giallorossa, Mourinho non vuole nemmeno sentire parlare di esonero. Neanche di critiche: “Non leggo e non sento le tv, però ho amici, giocatori, collaboratori, gente che mi fa arrivare certe cose e non lo accetto. Non lo accetto perché non è vero, io non sono un problema“.

Da “io non sono un pirla” a “io non sono un problema”. Con una differenza abissale: questa volta Mourinho è davvero in difficoltà. E prova nuovamente a chiamare a raccolto l’orgoglio romano e romanista sperando di ottenere una reazione. Per questo rievoca ancora una volta la finale di Europa League persa ai rigori contro il Siviglia: “A Budapest, in campo, ho detto ai giocatori e allo staff che sarei rimasto“. Per questo pretende gratitudine per il fatto di non aver lasciato romano: “Tre mesi fa – dice – c’era quasi un dramma a pensare che io potessi andare via”. Per questo sottolinea le offerte ricevute in estate, le sirene milionarie arrivate dall’Arabia Saudita. Mourinho parla della presunta “più pazza offerta di lavoro nella storia del calcio“, ma è un segreto di pulcinella che sia stato contatto dai club sauditi Al Hilal e Al Ahli, così come tanti calciatori che poi hanno effettivamente lasciato l’Europa andando a guadagnare ingaggi vertiginosi. Mourinho avrebbe guadagnato all’incirca le stesse cifre, probabilmente qualcosa di simile ai 25-30 milioni l’anno che si è assicurato Roberto Mancini diventando ct dell’Arabia Saudita.

Il racconto di questa offerta rifiutata serve ad alimentare il racconto di Mourinho, a cui però va dato atto di non voler mollare: “Solo una persona mi può dire che sia finito tutto prima del 30 giugno ed è Dan Friedkin, solo lui può dirmi di andare via, se non me lo dici io resto fino al 30 giugno, ho dato la parola a tutta Trigoria, ai tifosi, al mondo perché quando parlo io purtroppo parlo al mondo perché la mia carriera è stata fatta così”. E quindi il tecnico si dice pronto a sfidare qualsiasi critica: “Non ho paura della pressione esterna, non ho paura dei possibili fischi, se vogliono trovarmi mi trovano a Trigoria“. “Non c’è né paura né mancanza di fiducia”, assicura Mourinho. Che ora deve dimostrare di non aver sbagliato a rimanere nella Capitale.

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