“Sono a conoscenza di fatti gravi che riguardano il clero veneziano. Una parte l’ho inserita in un memoriale contenente 40 circostanze e 33 capi d’accusa da me consegnati al promotore di giustizia del patriarca Francesco Moraglia. Altri fatti li ho conosciuti nell’arco degli anni e fanno parte di ulteriori denunce presentate in curia che, da quanto ne so, non hanno dato seguito a provvedimenti nei confronti dei sacerdoti. Ma ci sono anche le bugie del patriarca pronunciata in questo Tribunale. Sono pronto a sostenere un confronto, se necessario. E poi ci sono casi specifici, situazioni imbarazzanti…”. Il professor Alessandro Tamborini, laureato tra l’altro in teologia, è un fiume in piena durante l’udienza che si svolge davanti al giudice Stefano Manduzio. Lo stesso magistrato non riesce a contenere il testimone, riportandolo nel perimetro previsto dal codice di procedura penale: rispondere in modo preciso alle domande e non riferire solo suggestioni. Al momento qualcosa Tamborini ha detto. Ce n’è abbastanza per non far dormire sonni tranquilli in Curia, visto che il 13 ottobre, come lo ha ammonito il giudice Manduzio, “dovrà esporre fatti attinenti alle persone indicate nei volantini, indicando le fonti di conoscenza”.

Sul banco degli imputati, per rispondere di diffamazione a causa dei fogli appesi sui muri di Venezia nel 2019, ci sono l’ex dirigente di Montedison, il milanese Enrico Di Giorgi, 77 anni, e il tecnico informatico lombardo Gianluca Buoninconti, 55 anni (in realtà sempre assente). La campagna di accuse al clero cominciò dopo il trasferimento di don Massimiliano D’Antiga dalla parrocchia di San Salvador a San Marco, avvenuta l’8 dicembre 2018. Il sacerdote aveva trovato il sostegno di alcuni parrocchiani, si era detto vittima di calunnie e macchinazioni, aveva rifiutato di lasciare la sede. Era finito che per provvedimento papale don D’Antiga è stato ridotto allo stato laicale, soprattutto per l’atto di insubordinazione nei confronti del vescovo Moraglia. D’Antiga non è imputato, anche se Di Giorgi è un suo grande amico, e sul processo aleggia il sospetto che il prete possa aver ispirato i contenuti dei volantini.

Per paradosso, Tamborini è un nemico dichiarato di D’Antiga, in una chiesa che appare sempre più lacerata. Anzi era stato il primo sospettato di essere l’autore dei volantini del “corvo”, con la firma “Fra.Tino”. Il docente con la sua testimonianza ha però assunto il ruolo di chi – raccontando fatti gravi – può confermare la fondatezza dei volantini asseritamente diffamatori. Ma ha anche attaccato il patriarca Moraglia per eccessiva tolleranza. Uno scenario incandescente che alla prossima udienza rischia di esplodere.

“Sono disponibile a un confronto con Moraglia che ha qui riferito circostanze non esatte rispetto alla mia verità e all’autorità del Vaticano. Fui io a chiedere un provvedimento urgente a Roma, attraverso il trasferimento di D’Antiga” ha detto, ribaltando quello che il patriarca aveva detto, ovvero di aver deciso autonomamente l’avvicendamento del parroco. Nella ricostruzione c’è spazio anche per il movimento Forza Nuova (di cui Tamborini era un rappresentante) che affisse uno striscione sotto la curia con la scritta: “Moraglia giuda, l’euro il suo dio”.

Il cuore della deposizione di Tamborini riguarda però i comportamenti sessuali dei sacerdoti, parte dei quali sono indicati nel dossier consegnato al promotore di giustizia che ha aperto un’inchiesta canonica. Per il momento il docente ha parlato genericamente di “attività sessuali… appropriazioni indebite… affitti di locali parrocchiali… condotte riprovevoli di sacerdoti”. Ha già lasciato capire che c’è un caso di un parroco coinvolto “in un caso di concubinato nei fine settimana”, visto che in una canonica del centro storico puntualmente al venerdì arriva un ospite, che se ne va il lunedì. Oppure di un prete residente nelle isole sospettato di frequentazioni con ragazzi. Di un altro coinvolto in un giro di permessi di soggiorno a favore di stranieri. Addirittura di un anziano sacerdote che faceva entrare nei palazzi vescovili un amico proveniente dai Balcani. E c’è il caso, rivelato qualche udienza fa dallo stesso Moraglia, del prete poi rimosso dall’incarico che durante gli incontri con alcuni ragazzi li faceva spogliare, senza peraltro nessun atto di natura sessuale. A maggio ha così patteggiato un anno e quattro mesi per il reato di adescamento di minori.

Gli avvocati Giovanni Trombini e Giacomo Montanari, che assistono De Giorgi, hanno chiesto l’acquisizione del dossier di Tamborini (assistito dall’avvocato Sara Franchini), con l’interesse dichiarato di dimostrare che la denuncia confermerebbe i contenuti dei volantini, rendendoli fondati almeno in parte e non diffamatori. L’avvocato Pierpaolo Bottino di Genova, parte civile per il Patriarca, ha chiesto che il documento resti fuori dal processo. Per il momento il giudice lo ha accontentato.

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