Un’Italia più vecchia, più povera e più solitaria. È il quadro che emerge dalle nuove previsioni aggiornate al 2022 dell’Istituto nazionale di statistica sul trend demografico del Paese, con una traiettoria “difficilmente controvertibile, se pur in un quadro nel quale non mancano elementi di incertezza”. Secondo le stime la popolazione italiana scenderà a 45,8 milioni nel 2080 contro i 59 milioni di residenti registrati a gennaio 2022. Secondo l’istituto, neanche l’influsso migratorio riuscirà a compensare la perdita dei 13,2 milioni di residenti nell’arco dei prossimi 59 anni, con conseguenze importanti sulle politiche sociali del Paese.

Tra i trend consolidati ci sono infatti l’invecchiamento della popolazione e la tendenza dei giovani a fare meno figli. L’Istat segnala che nel 2050 le persone con più di 65 anni potranno arrivare a rappresentare il 34% del totale secondo lo scenario mediano (da un minimo del 33,2% a un massimo del 35,8%), che tiene conto delle previsioni sui tassi di natalità e di mortalità. Il rapporto tra giovani e anziani in Italia è infatti in costante aumento, con l’indice di vecchiaia, ovvero il numero di anziani ogni 100 giovani di età inferiore a 15 anni che nel 2022 ha sfiorato il 188% contro il 138% del 2005. Nel 2042, avverte l’Istat, l’indice di vecchiaia potrebbe arrivare al 293%. Un incremento sostenuto secondo l’Istat dalla “fuga dei cervelli” e dal calo delle nascite, che hanno portato a creare “un debito demografico nei confronti delle generazioni future, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria e assistenza”. In altre parole, pochi giovani al lavoro per garantire la previdenza sociale di molti anziani.

Non solo. I pochi giovani rimasti saranno sempre più poveri. A confermarlo è un’indagine di Openopolis che mostra come l’incidenza della povertà assoluta tra bambini e ragazzi con meno di 18 anni sia triplicata tra il 2005 e il 2021, passando dal 3,9% al 14,2%. Una situazione esacerbata dalla crisi del 2008 e dalla pandemia da Covid-19, che hanno visto un aumento del costo della vita che unitamente all’innalzamento dell’inflazione hanno ridotto il potere di acquisto dei giovani. Questo, ricorda Openopolis, senza che ci sia stato un aumento degli stipendi reali utile ad aiutare le famiglie dei più giovani e creando così un circolo vizioso dove i giovani hanno sulle spalle la spesa pubblica che serve per prendersi cura del numero sempre più crescente di anziani.

Un altro elemento sul futuro demografico dell’Italia emerso dalle previsioni Istat sulla popolazione residente e le famiglie riguarda invece la composizione dei nuclei familiari. L’istituto stima che in futuro ci saranno più famiglie, ma sempre meno coppie con figli. Entro il 2042 solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli. Dal 31,9% del 2022 la quota potrebbe scendere a al 25,3%, ovvero un quarto del totale delle famiglie, scendendo da 5,1 milioni di famiglie nel 2022 a 4 milioni nel 2042. Parallelamente aumenteranno i nuclei composti da una persona sola, che saranno il 37,5% delle famiglia. Si tratterà per lo più di anziani che vivono da soli.

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