La Conferenza episcopale italiana prende posizione contro il governo per le nuove regole sui Cpr, la “cauzione” per evitare i centri e la stretta sui minori. I vescovi, unendosi alle critiche già espresse anche dal Garante per i minori, si dicono “preoccupati” per una soluzione sui migranti che contempla solo “respingimento, contenimento e ordine pubblico”. Per bocca del segretario generale monsignor Giuseppe Baturi, la Cei ha sottolineato il rischio di “non fare giustizia della dignità” della persona e ha auspicato un “dialogo” tra istituzioni, Chiesa e soggetti del Terzo settore.

“È necessario che tutti i provvedimenti siano rispettosi della dignità dell’uomo, che non si protraggano ad esempio delle detenzioni oltre la misura necessaria, ma poi è necessario attivare tutti gli altri percorsi perché le vite umane siano accolte, siano protette, siano promosse e siano integrate come dice il Papa”, ha spiegato monsignor Baturi al termine del consiglio permanente della Cei. L’appello dei vescovi è quello di “non si può ridurre la gestione di questo fenomeno soltanto a una misura di contenimento detentivo o in vista di una azione di rimpatrio”.

Sollecitato sulla stretta sui minori e sulle donne incinte, ha aggiunto: “I minori hanno bisogno di maggiore tutela, così come le donne, sui minori non accompagnati è necessario avviare una riflessione con le comunità locali, con le Regioni, c’è la necessità di conoscere le loro storie individuali, di proteggerli anche con l’aiuto di staff, di figure di professionisti capaci di accompagnarli”. Le misure “semplicemente detentive”, ha aggiunto, “potrebbero non raggiungere lo scopo di un rispetto della dignità dell’uomo”. E proprio su questo punto ha auspicato un “dialogo” tra Chiesa, istituzioni e Terzo settore.

Il segretario generale della Cei è stato interpellato anche sulla lettera della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al cancelliere tedesco Olaf Scholz rimarcando che sulla politica di accoglienza e di integrazione la Chiesa italiana “non ha dubbi, così come non ha dubbi sulla necessità che un fenomeno così complesso e globale sia trattato sia guardando alle cause sia alla necessità politica di un’azione concertata in Europa”. Tra le Ong italiane finanziate dalla Germania, infatti, figura anche la Comunità di Sant’Egidio che comunque ha precisato che i fondi ricevuti sono per progetti di integrazione sul territorio italiano e non per i corridoi umanitari: “Su questo – ha concluso Baturi – il Papa ha espresso posizioni molto chiare a Marsiglia”.

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