E’ la forza di resistere di Napoli nella sua ora più buia. Ci avevano promesso che Napoli sarebbe tornata una capitale della cultura europea come Parigi, mieux de Paris. Napoli, in stato d’emergenza, che grazie alla Cultura (mi raccomando la C maiuscola) riesce ad attirare un parterre internazionale perchè la Bellezza ci salva dalla decadenza morale. Dal baccalaRe e e dalla Bufala Fest all’ombra del Maschio Angioino, il monumento simbolo di Napoli. E’ come se a Piazza del Campidoglio facessero la sagra della porchetta. “Rispetto dei luoghi all’altezza del loro passato”, ha tuonato ieri il ministro della cultura Sangiuliano alla presentazione del suo libro “Giuseppe Prezzolini. L’anarchico conservatore”, nella storica Camera di Commercio. Visto con i nostri occhi (i miei e quelli della musicologa Laura Valente) donne e uomini infervorati prendere la mano del ministro per baciarla, a mo ‘di santo patrono: “Sono stato attaccato, perchè amo Napoli. Orgoglioso di commettere questo reato d’amore”. Non è il solo.

L’artista Allegra Hicks, bella, brava e stilosa, ha omaggiato la sua città d’adozione, Napoli, e lo ha fatto con una originalissima interpretazione dell’immaginario partenopeo. Si scendono le scale di un antico ipogeo, ci si cala nelle viscere della terra e ci si ritrova rapiti davanti a una goccia di sangue, alta 4 metri, rivestita di un tessuto dannunziano da mise en scene teatrale. L’intreccio tra sacro e profano ci ricorda anche che l’ipogeo della Chiesa della Misericordiella, prima seppellito nei secoli scorsi da alluvioni di fango, poi usato come discarica (gli oggetti ritrovati sono esposti in bacheca), dall’abbandono è rinato a nuova vita. Artefice della metamorfosi è Christian Leperino, è cosi è nato lo SMMAVE – Centro Per l’Arte Contemporanea, in via Vergini, all’ombra della porta di San Gennaro La mostra di Allegra, uno specific Site, “Ti Porterò nel Sangue”, a cura di Mario Codognato, ha un titolo che cattura l’anima ( ed è già metà del successo). Aperta al pubblico fino al 17 dicembre.

Carica di significato la presenza da Los Angeles di Catherine Opie, una voce fuori dal coro per i suoi documentari di denuncia sui fenomeni sociali di degrado. Per Thomas Dane, la galleria londinese number one che ha aperto una sede nella splendida residenza, un tempo di Benedetto Croce. Thomas con il direttore/anfitrione Federica Sheehan e hanno aperto il “contenitore” con veranda a vista che si allunga sul golfo, infilata di colonne neoclassiche, tutto all’altezza del suo contenuto, da specie site. Il titolo “Walls, windows and blood”, coglie con click d’autore luci e ombre del Vaticano, è la sua visione in chiaro/oscuro del cattolicesimo. Ha trascorso 6 settimane ai Musei Vaticani per cogliere l’attimo fuggente come l’ombra che si intravede di Papa Francesco alla finestra del suo balcone di fronte a lui la “griglia di sangue” di un arazzo. Si chiama “Apology” e sembra proprio che il Papa voglia chiedere scusa al mondo intero.
Factory Paul Thorel. Se fosse ancora tra di noi Andy Warhol apprezzerebbe molto che la Fondazione Paul Thorel è la risposta made in sud alla sua iconica Factory, cuore pulsante della pop art nella New York anni ’80. Se fosse ancora tra di noi Paul Thorel, pioniere dell’immagine elettronica, sarebbe seduto alla scrivania del suo studio/laboratorio a elaborare i suoi scatti che sono esposti nei musei di tutto il mondo. Il ciclo di mostre a cura di Sara Dolfi Agostini comincia con “Family and Friends”, una serie di scatti dopo Paul altera, manipola, deostruisce, sperimenta i ritratti di amici. In dialogo creativo con Paul ci sono Alberto Giacometti e Michel Auder, che con lui hanno condiviso la ricerca spasmodica di nuovi linguaggi. Paul Thorel è diventato anche un premio, prima edizione, e Justyna Szyanska che ne ha raccolto l’eredità, lo ha assegnato all’artista Lina Pallotta.

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