La Guardia di Finanza di Rimini ha scoperto una maxi frode che ha coinvolto decine di distributori stradali in diverse regioni italiane, scoperchiando le operazioni di un gruppo criminale responsabile anche di altri reati a sfondo economico finanziario. Al momento 46 persone risultano indagate per diversi reati in tutta Italia. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, tre imprenditori del Riminese – che gestivano società di distribuzione del carburante – importavano illegalmente in Italia circa 900mila litri di kerosene proveniente da un furto a un oleodotto di una base Nato in Belgio per poi miscelarlo in un deposito abusivo con gasolio e olio rigenerato, quindi lo rivendevano ai clienti come diesel in decine di distributori in Toscana, Lazio e Campania.

Una trentina di distributori controllati sono risultati positivi al diesel contraffatto e sono stati segnalati alla autorità giudiziaria. Sono ancora da verificare gli eventuali danni alle automobili che hanno fatto uso del diesel contraffatto. Come parte delle indagini le autorità hanno sequestrato preventivamente beni per oltre 3 milioni di euro in applicazione della normativa antimafia e hanno confiscato a uno dei principali indagati beni per oltre 34 milioni di euro per vicende giudiziarie passate. Secondo quanto reso noto dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini, il gruppo criminale è responsabile di svariate intestazioni fittizie di società e anche tentata truffa ai danni dello Stato.

Oltre alla truffa del diesel avrebbero infatti portato avanti una richiesta illecita di finanziamenti pubblici a carico del bando Feasr della Regione Umbria per accedere a 1,5 milioni di sussidi in campo agricolo. Sulla vicenda è intervenuta anche la Procura europea (Eppo), che ha competenza sui delitti commessi contro gli interessi dell’Ue, che ha classificato il gruppo come associazione per delinquere dedita a operazioni di riciclaccio, autoriciclaggio, ricettazione, contrabbando internazionale di oli minerali, frode nell’esercizio del commercio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

La base operativa della truffa è stata individuata nel Riminese, ma l’estensione dell’attività criminale del gruppo ha riguardato anche altre regioni. “Le frodi alle accise arrecano gravi danni alle entrate dello Stato ed effetti distorsivi alle regole della libera concorrenza”, ha spiegato all’Ansa il colonnello Alessandro Coscarelli, comandante provinciale della Guardia di Finanza, aggiungendo che l'”utilizzo di prodotti petroliferi chimicamente alterati può determinare rischi sia per l’ambiente che per la sicurezza della circolazione stradale”.

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