Via le borse finto-Fendi, niente pochette di Chanel a 40 euro. Due giorni fa il Fatto ha scritto delle borse taroccate in vendita nel negozio di souvenir del sindaco di Portofino, a due passi dal Comune che amministra, sotto gli occhi dei vigili che comanda. Per fortuna con foto e scontrini, perché le imitazioni delle griffe non ci sono più. Per due giorni Matteo Viacava ha negato fossero false, al terzo le ha fatte sparire.

L’indomani della notizia aveva provato a difendersi. Macché falsa, quella merce era “un prodotto artigianale” e la pubblicazione solo un meschino “attacco di natura politica” ordito ai suoi danni: “Forse qualcuno ce l’ha con me per quella storia della via da dedicare a Berlusconi. Me l’hanno fatto notare sa? Da che parte pende quel giornale. Ce l’hanno con me. È tutta una montatura”. Ma allora, perché far sparire le borse vere e non l’articolo falso?

Già al Fatto aveva reso una mezza confessione: “No ma non sono quelle vere, sono prodotti simili che ci fa un artigiano…”. Al Corriere della Sera un’altra mezza: “Ho una persona di fiducia che gestisce l’attività, cosa poi faccia io non lo so”, dunque poteva vendere di tutto, perfino borse finte. E ancora “lei continua a chiedermi delle borse. Se ci sono. Io non mi sono mai accorto, in negozio ci passo al massimo due minuti al mattino. La verità è che sono anni che non ci vado”. Ma allora, sindaco, ci passa o non ci va da anni? E perché quella mattina era lì? E se era lì, come poteva non sapere?

La notizia ormai gira ovunque, in Regione c’è chi chiede dimissioni. Al Secolo XIX Viacava tenta l’estrema difesa ma appare sempre meno credibile. Insiste che “tra il materiale in vendita ci sono alcuni prodotti di chiara fattura artigianale; non si tratta di merce contraffatta. È anche vero che alcune forniture, in particolare borse e pochette, avrebbero potuto creare qualche dubbio da parte degli acquirenti, anche se ovviamente solo uno sprovveduto potrebbe confondersi”.

“Una volta finito sui giornali per questa vicenda, ho verificato di persona”, dice. Oh, finalmente, e cosa ha mai scoperto il sindaco nel suo stesso negozio? Che era meglio far sparire tutto. “Ho chiesto e ottenuto di togliere dalla libera vendita questo materiale e non acquistare più gli accessori dal fornitore in questione. Cosa che è già avvenuta”. Perché il sindaco, almeno questo si è capito, ‘sprovveduto’ non è.

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