Il via libera al piano sui nuovi Centri di permanenza per i rimpatri, con l’elenco delle strutture scelte, sarà pronto entro due mesi. Ce ne sarà “almeno una per regione”, come ha sempre detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ma c’è già chi avvisa che saranno barricate. Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha preannunciato che non darà mai l’ok e anche il governatore dell’Alto Adige, Arno Kompatscher, piazza i primi paletti. E qualche perplessità arriva anche da regioni amministrate dal centrodestra come Marche e Molise.

La ricognizione dei luoghi candidati a ospitare i migranti fino a un tempo massimo di 18 mesi dal loro arrivo è in atto. I siti saranno considerati di interesse nazionale per la sicurezza e verranno scelti tra caserme dismesse, ma non solo: si cercano edifici in località scarsamente popolate, facilmente recintabili e sorvegliabili, come spiegato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una volta fatta la scelta, il Genio militare si muoverà per l’allestimento mentre il presidio non coinvolgerà le forze armate, ma soltanto quelle di polizia.

Da capire, però, quale sarà la reazione degli enti locali coinvolti. La Toscana, infatti, ha già preannunciato che si sfilerà e non fornirà “luce verde” al piano del governo, alle prese con la difficile gestione di oltre 100mila migranti giunti da gennaio dopo aver promesso che sarebbe riuscito a fermare gli sbarchi. “Non darò l’ok a nessun Centro di detenzione permanente in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani perché il problema dell’immigrazione, è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori”, ha spiegato Giani.

“Cosa c’entra il Cpr come risposta ai flussi emergenziali come arrivano oggi?”, si è chiesto il presidente della Regione Toscana. “Se arrivano immigrati con i tormenti, le violenze e le sofferenze che hanno subito e la risposta che gli dai ‘È faccio i Cpr’, cioè faccio i luoghi per buttarli fuori? Prima rispondi a come integrarli, come accoglierli, come dargli da mangiare e da dormire e imparare l’italiano e magari utilizzarlo nel lavoro – ha aggiunto Giani – Poi parla anche di coloro quei casi isolati nei quali poter prevedere la lunghissima procedura per il rimpatrio”.

Un distinguo arriva anche dalla Provincia di Bolzano, con il presidente Kompatscher che si dice favorevole perché “bisogna uscire dalla logica dello scaricabarile” ma chiarisce che le dimensioni del Cpr in Alto Adige dovrà essere “naturalmente proporzionato alle dimensioni della nostra provincia”. Nessun contatto, almeno per il momento, in Veneto: così sostiene Luca Zaia. “Guardiamo con molta preoccupazione ai numeri – ha affermato – perché ci dicono e confermano quello che era l’allarme che avevo lanciato quest’estate e non colta dai ‘grandi strateghi’ della politica veneta e cioè che andavano verso il raddoppio”.

“In questo momento non abbiamo quell’afflusso di migranti delle altre regioni”, ha detto il vicepresidente della Regione Marche Filippo Saltamartini, negando che in sostanza ce ne sia l’esigenza. Eppure Piantedosi ha già chiarito che ogni territorio dovrà fare la propria parte. Anche regioni come il Molise: “Da quello che mi risulta, non abbiamo una struttura idonea da adibire a Cpr anche perché è indispensabile, da quanto ho capito la recinzione, quindi non si può usare il primo albergo dismesso”, ha però chiarito il governatore Francesco Roberti, eletto a giugno con il centrodestra. “Per come la vedo io questa storia della recinzione non mi entusiasma soprattutto in una prospettiva di accogliere famiglie con bambini, che magari possono venire a vivere in pianta stabile nel nostro territorio, coinvolto da un fortissimo spopolamento”.

Al momento in Italia i Centri di permanenza per il rimpatrio sono in totale 9, escluso quello di Torino che è chiuso per ristrutturazione. Gli altri attivi sono in Puglia (Bari e Brindisi), a Trapani, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Gradisca (Gorizia), Macomer (Nuoro), Milano e Caltanissetta per un totale di 619 posti. Secondo i dati forniti dal Garante dei detenuti – e aggiornati a lunedì – al momento gli ospiti in totale sono 592, di cui 587 uomini e 5 donne (tutte nel centro di Ponte Galeria a Roma, che è l’unico con una sezione femminile). Tutte le strutture sono vicine alla saturazione, ma l’unica struttura sovraffollata è quella di Trapani, dove al momento si contano 110 migranti su una capienza di 108 posti.

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