A fine giugno il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara l’aveva annunciato: il voto in condotta tornerà ad essere importante. Due mesi e mezzo dopo il professore leghista non scherza ma a 48 ore dall’approvazione delle nuove norme è già bagarre: “Si punta a un progetto di scuola autoritaria in cui lo strumento di contrasto principale diventa il voto in condotta”, affermano Flc Cgil, l’Unione Degli Studenti, la Rete degli Studenti Medi e il Coordinamento Genitori Democratici in un comunicato stampa congiunto.

Lunedì in Consiglio dei ministri verrà discussa la riforma che introdurrà il pugno di ferro per chi sgarra tra i banchi: il voto nel comportamento tornerà anche alla secondaria di primo grado e farà media; con un cinque si potrà essere bocciati a fronte di comportamenti che costituiscano gravi e reiterate violazioni del Regolamento di Istituto e alle superiori con un sei ci si becca il “debito” a settembre in educazione civica. Tre direttrici – come le ha definite Valditara – che non piacciano né al sindacato né ai genitori e tanto meno agli studenti che chiedono, ancor prima dell’approvazione di palazzo Chigi, “un immediato confronto reale con chi la scuola la fa e la vive prima che gli annunci da parte del Ministero dell’Istruzione si tramutino in un provvedimento propagandistico e controproducente”.

L’ultima ministra a mostrare il volto duro su questo tema era stata Maria Stella Gelmini (che aveva Valditara come consulente): nel gennaio del 2009 introdusse la bocciatura con il cinque che faceva media con le altre materie. Nel 2017 ci aveva pensato la ministra Valeria Fedeli a sostituire il voto in condotta con i giudizi ma ora l’inquilino di viale Trastevere vuol tornare al modello caro alla Destra per dare una risposta alle tante aggressioni subite dai docenti.

Ad alzare le barricate contro Valditara è la Flc Cgil: “Si rischia – spiega il sindacato capitanato da Gianna Fracassi – di utilizzare la punizione senza predisporre strumenti e condizioni accoglienti per educare con più tempo scuola e maggiore supporto educativo, proprio i ragazzi e le ragazze che ne hanno maggior bisogno, soprattutto nei contesti in cui mancano il supporto familiare e la cultura del rispetto alla convivenza democratica”. L’organizzazione di Maurizio Landini definisce “inefficace” l’inasprimento degli effetti della valutazione del comportamento.

“Si tratta di ipotesi imprecise – dichiarano i vertici dei “Genitori Democratici “ – che preoccupano e aprono una serie di domande. Quale autonomia progettuale avranno le scuole nel definire proprie griglie di valutazione rispetto alle indicazioni ministeriali? In che cosa consiste l’esame di riparazione per coloro che nello scrutinio finale avranno conseguito il 6 in condotta? Sarà riformato in modo unilaterale lo Statuto delle studentesse e degli studenti che declinava le forme di giustizia “riparativa”?”.

Non solo. Secondo il Coordinamento di mamme e papà, l’assimilazione, attraverso un voto che “fa media”, del comportamento ad una disciplina curricolare, trascura la complessità di una rete di relazioni e di valori, sottesa ai comportamenti. I più indignati sono proprio gli studenti che già annunciano uno sciopero per il 17 novembre contro la riforma Valditara: “Il modello di scuola che il ministro Valditara sta costruendo è privo di qualunque obiettivo formativo mentre è urgente immaginare una riforma nazionale della didattica e della valutazione, rinnovare e ripensare le modalità con cui si svolgono le lezioni e smantellare il processo valutativo numerico basato sulla prestazione, individuando nell’autovalutazione integrata e in forma narrativa e trasparente lo strumento di confronto e cooperazione tra docente e studente”.

Mentre la “Rete degli studenti medi” si appella alle questioni di forma: “È inaccettabile modificare lo statuto delle studentesse e degli studenti senza convocare le organizzazioni che proprio quello statuto hanno voluto. Colpisce anche l’utilizzo che si fa dell’educazione civica, trasformata in una sorta di debito e strumento di inquadramento dello studente in una dimensione di ordine e “retta condotta”, come materia che educa alla morale e non ad un approccio problematico alla realtà”. Per tutti il ministro “di fronte alla deriva sociale e culturale registrata nei recenti episodi di violenza giovanile, ha scelto la via più breve e più comoda”.

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