“Il rigassificatore non è necessario per il fabbisogno energetico di gas, né qui né altrove”. È questa, in estrema sintesi, la tesi dei ricercatori di ReCommon, che dopo mesi di analisi del mercato energetico internazionale del gas hanno argomentato approfonditamente le loro ragioni, ieri venerdì 15 settembre dalle nove fino a mezzanotte, davanti a un migliaio di cittadini assiepati sotto al tendone e negli spazi del giardino della società di mutuo soccorso “Fornaci” di Savona.
Prosegue così la mobilitazione della cittadinanza contro la scelta del presidente Giovanni Toti di ‘candidare’ la Liguria, in particolare Vado ligure e i comuni limitrofi, per ospitare per vent’anni la nave-rigassificatore Golar Tundra, attualmente ormeggiata a Piombino, e la relativa infrastruttura .“Il consumo di gas è in discesa costante dal 2005 a oggi – spiegano gli analisti di ReCommon Elena Gerebizza e Filippo Taglieri – ed è un industria fossile che secondo gli accordi presi andrà smantellata completamente entro il 2050. Eppure, chi guadagna con il trasporto e la vendita del gas è riuscito a cogliere l’emergenza della guerra seguita all’invasione della Russia in Ucraina per spingere i governi a finanziare infrastrutture legate al gas e in particolare, per l’Italia, al gas liquido. Sostanzialmente a spese pubbliche, ci guadagna Snam, senza una reale necessità che giustifichi questo potenziamento e senza che il Governo segua una strategia di efficientemente energetico volto alla riduzione dei consumi di energia proveniente da fonti fossili”.

Intanto, l’attuale progetto di collocazione del rigassificatore a tre chilometri dalla costa savonese, presentato da Snam, è stato bocciato all’unanimità da tutti i comuni del territorio interessato, con delibere votate anche dagli stessi partiti e gruppi politici che sostengono la maggioranza Toti in Regione, sostanzialmente unico sostenitore dell’opera insieme a Calenda. Ad ascoltarle, le argomentazioni che arrivano da Savona non sono localiste, e alle critiche legate all’impatto ambientale e alle criticità dell’impianto (liquidate con decisione dal presidente della Regione), si uniscono quelle sulla reale necessità dell’opera dal punto di vista del fabbisogno energetico attuale e previsto per gli anni a venire.

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