È dal 2018 che l’India combatte il virus Nipah, che circola nei pipistrelli e si trasmette all’uomo attraverso il contatto con animali infetti (pipistrelli o anche maiali) o ingerendo cibo contaminato. Nei giorni scorsi è scattato l’allarme in Kerala dopo due decessi e due casi di positivi. L’infezione si è ripresentata nello stato, in particolare nel distretto di Kozhidoke, per la terza volta in cinque anni. La ministra alla salute dello stato Veena George ha assicurato sulla disponibilità dei trattamenti a base di anticorpi monoclonali per i pazienti che risultino positivi. Il vaccino, che è allo studio e la cui sperimentazione ha dato buoni risultati, non è ancora disponibile. Le autorità sanitarie hanno invitato la popolazione a indossare le mascherine e hanno annunciato la creazione di alcune aree di contenimento, nei quartieri dove risiedevano i pazienti morti per il virus. Le squadre sanitarie, come racconta Reuters, sono in campo per raccogliere campioni dai pipistrelli. L’agente patogeno ha un tasso di letalità elevatissimo: uccidendo fino al 75% delle persone infette. Era stato questo pericolosissimo virus a “ispirare” il film Contagion di Steven Soderbergh nel 2011, poi riproposto nei giorni più duri della pandemia di Covid. L’analisi dell’epidemia ha dimostrato che alla base del contagio c’era in molti casi la vicinanza stretta tra esseri umani e suini ed il consumo di carne cruda. Per gli esperti il maiale è l’animale ”ponte” per eccellenza in quanto potenzialmente aggredibile sia da virus influenzali dei volatili che da quelli umani. Identificato nel 1999 in Asia il virus è stato individuato nel corso del tempo a Singapore, in Malesia e Bangladesh.

Tasso di letalità, sintomi e conseguenze dell’infezione – Lo scorso febbraio il ministero della Salute italiano aveva diffuso una circolare per focolai di infezione in Bangladesh (primo caso segnalato nel 2001), perché dal 4 gennaio 2023 al 13 febbraio 2023, erano stati segnalati 11 casi (10 confermati e uno probabile) inclusi otto decessi (con un tasso di letalità del 73%) in due divisioni in Bangladesh e quindi era stata attuata una risposta per attivare sorveglianza rafforzate, gestione dei casi, prevenzione e controllo delle infezioni e attuazione di campagne di comunicazione del rischio.

“L’infezione da virus Nipah – ricorda il ministero – è una zoonosi emergente che circola nei pipistrelli, che si trasmette all’uomo attraverso il contatto con animali infetti o ingerendo cibo contaminato. Può anche essere trasmesso direttamente da persona a persona attraverso contatti stretti con una persona infetta. I pipistrelli della frutta o le volpi volanti (specie Pteropus) sono gli ospiti naturali del virus Nipah. Si ritiene che il periodo di incubazione vada dai 4 ai 14 giorni. Tuttavia, è stato segnalato un periodo di incubazione fino a 45 giorni. La diagnosi di laboratorio di un paziente con una storia clinica di infezione da virus Nipah può essere effettuata durante le fasi acute e di convalescenza della malattia utilizzando una combinazione di test. I principali test utilizzati sono RT-PCR da fluidi corporei e rilevamento di anticorpi tramite test ELISA”.

“L’infezione da virus Nipah negli esseri umani può avere una serie di presentazioni cliniche, dall’infezione asintomatica (subclinica), all’infezione respiratoria acuta, all’encefalite fatale. Le persone infette inizialmente sviluppano sintomi tra cui febbre, mal di testa, mialgia (dolore muscolare), vomito e mal di gola. Possono seguire vertigini, sonnolenza, coscienza alterata e segni neurologici che indicano un’encefalite acuta. Alcune persone possono anche soffrire di polmonite atipica e gravi problemi respiratori, inclusa l’insufficienza respiratoria acuta. Nei casi più gravi – prosegue la circolare – si verificano encefalite e convulsioni, che progrediscono fino al coma entro 24-48 ore. La maggior parte delle persone che sopravvivono all’encefalite acuta guariscono completamente, ma nei sopravvissuti sono state riportate condizioni neurologiche a lungo termine. Circa il 20% dei pazienti riporta conseguenze neurologiche, quali disturbi convulsivi e cambiamenti di personalità. Un piccolo numero di persone guarite, possono avere una ricaduta successiva o possono sviluppare un’encefalite ad insorgenza ritardata. Il tasso globale di letalità è stimato tra il 40% e il 75%, a seconda delle capacità locali di sorveglianza epidemiologica e gestione clinica”.

Il vaccino ancora non è pronto – Un anno fa un gruppo di ricercatori dello University of Texas Medical Branch di Galveston (USA) aveva annunciato di aver messo a punto un vaccino contro il virus Nipah. Negli esperimenti condotti su modelli animali il vaccino era stato in grado di prevenire le conseguenze più gravi dell’infezione in tutti gli esemplari vaccinati almeno una settimana prima del contatto con il virus. I risultati dei test erano stati pubblicati sul rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas). Il vaccino messo a punto dal gruppo americano sfrutta un virus (quello della stomatite vescicolare), svuotato del suo contenuto genetico e usato come vettore per trasportare nell’organismo una proteina di Nipah. Il prodotto era stato sperimentato in 18 esemplari di cercopiteco grigioverde, vaccinati 7 o 3 giorni prima di entrare in contatto con il virus. Nessuno degli animali vaccinati una settimana prima dell’esposizione al virus aveva avuto una forma letale di infezione, mentre 3 delle scimmie vaccinate 72 ore prima erano decedute. Ma il vaccino non è ancora pronto e non ci sono notizie sulla sua disponibilità

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