“Sulla situazione del Lago di Pergusa incidono questioni antropiche, ma anche naturali. È vero che dal 2015 l’Ente non ha più effettuato alcun monitoraggio, non solo del livello dell’acqua, ma soprattutto delle falde. Ma è necessario considerare i cambiamenti climatici. Insomma l’aumento della temperatura registrato almeno nell’ultimo decennio. E poi che nell’agosto appena trascorso (ad Enna) abbiamo per molti giorni oltrepassato i 40 gradi”. Antonio Aveni, Responsabile della Riserva di Pergusa del Libero Consorzio Comunale di Enna spiega a ilfattoquotidiano.it i motivi per i quali il Lago “si è ristretto di una trentina di metri”, come ha documentato il 25 agosto un servizio del TGR Sicilia. Immagini inequivocabili che hanno attirato l’attenzione dei mezzi di comunicazione e destato preoccupazione. Più che giustificata, dal momento che il Lago di Pergusa, nel territorio di Villaggio Pergusa, una frazione di Enna, nonostante abbia dimensioni modeste, riveste una grande importanza geologica, faunistica e culturale. Motivo per il quale la Regione Siciliana ha istituito nel 1995 la Riserva naturale speciale Lago di Pergusa, un’area naturale protetta della quale il lago è il simbolo, indiscusso. Al punto da essere riconosciuto dalla Comunità Europea come Sito di Interesse Comunitario, come Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale. D’altra parte è l’unico bacino della Regione ad essere privo sia di emissari che di immissari. Senza contare che è un’area di estrema rilevanza naturalistica, ricca di biodiversità, in quanto rappresenta l’unica zona umida di sosta, nel centro della Sicilia, per gli uccelli migratori. E poi è un luogo che ha variamente ispirato diversi scrittori dell’antichità classica, da Ovidio a Cicerone, da Livio a Diodoro Siculo, e che fa da sfondo al mito del rapimento di Proserpina da parte di Ade.

Insomma, si tratta di un sito di grande rilevanza, i cui livelli di protezione dovrebbero essere alti. Nella realtà, però, questo non si verifica. Anche per piccole e grandi inadempienze. Non solo per questioni di ordine pratico. Tutt’altro che recenti. “Dalle cronache sappiamo che vi è una sorta di ciclicità nel presentarsi di momenti di grave crisi idrica a Pergusa, in ultimo la gravissima crisi che portò il lago a scomparire sino ai primi anni del XXI secolo. In quel caso ci furono dei problemi presso la falda idrica generatrice da parte di pozzi comunali collegati all’acquedotto ennese, – spiegava ad agosto 2022 Giovanni Maria Amato, Responsabile delle Aree Naturali Protette di Legambiente Sicilia -, fino al 1960 il lago non aveva limiti di espansione durante la pioggia, oggi il limite è dato da un canale sfioratore e dall’esistenza di un sistema fognario misto che sottrae le acque di scorrimento superficiale di tutta l’area urbanizzata del bacino spingendole fuori verso il finitimo bacino del Dittaino/Simeto”.

Della gestione del lago si occupa il Libero Consorzio Comunale di Enna che dal 2015 ha ereditato le mansioni della soppressa Provincia di Enna. Il problema è che la riserva naturale speciale non ha una struttura specifica che se ne occupi. Così avviene che in diversi casi alcune questioni dipendano da Enti diversi con il risultato che il lago è in ciclica sofferenza. “È già accaduto almeno un paio di volte negli ultimi quarant’anni che l’acqua diminuisse moltissimo. Ma se nel 1988 si aspettarono semplicemente le piogge, per recuperare un livello accettabile, nel 2001 si utilizzò, attraverso una condotta, la diga di Ancipa, tra Troina e Cerami”, dice Antonio Aveni del Libero Consorzio. Aggiungendo poi che “la mancanza di un qualsiasi monitoraggio, dal 2015, rende tutto più complicato. Non abbiamo dati su cui lavorare. Il punto è che non ci sono le risorse per provvedervi”. Insomma per il Lago di Pergusa, la sua sopravvivenza, si tratta di una questione di soldi. E di azioni. Come la pulizia dei canaloni, che si trovano attorno alla conca pergusina, e che per le condizioni in cui versano non consentono di fare affluire le acque piovane nel lago. Come la verifica se si siano verificate sottrazioni di falda attraverso la realizzazione di nuovi pozzi, non autorizzati. Ma intanto rimane il rischio che il lago scompaia. Tra molte incertezze, un dato confortante, relativo al 2022. Il campione prelevato sulla riva ord-orientale “Approdo Luigi Razza” per verificare l’eventuale presenza di elementi inquinanti, nell’ambito di Goletta dei Laghi, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute dei bacini lacustri italiani, ha dato esito negativo. Le acque del lago risultano “nei limiti”. Anche se “le rive sono segnate dalla presenza di rifiuti”, sottolineava Giuseppe Maria Amato, di Legambiente Sicilia. Che tra le associazioni ambientaliste è quella che da anni evidenzia le molte criticità del bacino.

“I cambiamenti climatici hanno certamente influito sulla situazione attuale. Anche considerando la tipologia alla quale appartiene il lago, – sostiene a ilfattoquotidiano.it Franz Scavuzzo, Presidente di Legambiente-Circolo degli Erei – Ma è necessario ricordare le inadempienze dei diversi Enti che hanno a che fare con il bacino, in qualche modo. Il Libero Consorzio di Enna, certo. Ma anche il Comune, Il Consorzio di Bonifica 6 e il Genio Civile. A loro spetta la pulizia e manutenzione dei canaloni, imprescindibile per assicurare al lago il necessario apporto idrico”. A novembre 2022, su sollecitazione dell’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente, Elena Pagana, il commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di Enna, Girolamo Di Fazio, ha istituito un tavolo tecnico al quale hanno partecipato i tecnici del Libero Consorzio e i rappresentati degli Enti, Regione, Comune, Genio Civile, Forestale, oltre ai rappresentati dell’Autorità di Bacino distretto idrografico Sicilia, di Acquaenna, dell’Ente gestore della diga Ancipa e delle associazioni ambientalistiche, Legambiente e WWF. Più di recente, altri incontri. In quello del 1 settembre il sindaco di Enna, Maurizio Dipietro ha dichiarato che “è necessario procedere alla verifica e all’implementazione di tutti i potenziali apporti idrici che insistono nell’area pergusina, a cominciare dalla manutenzione e pulizia di tutti canaloni di raccolta dell’acqua piovana, sui quali il Comune sta già intervenendo”. Chissà se il Lago sopravviverà, anche questa volta. Sapendo trovare nella natura le risorse necessarie per rinascere. Insomma facendo a meno degli uomini che, in vario modo, ne hanno messo tante volte a rischio l’esistenza.

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