Una ragazzina di 13 anni è stata salvata grazie alla telemedicina. È successo a Torino. La ragazza, in cura al Regina Margherita ha avuto un breve arresto cardiaco mentre si trovava in casa, ma, grazie a un piccolo apparecchio sottocutaneo impiantato in precedenza, è arrivato un sms di allerta al proprio medico curante che è rientrato in fretta dalle ferie, impiantandole un pacemaker.

La piccola accusava periodicamente malori che, spesso, le causavano perdite di conoscenza. Aveva consultato diversi medici fino al sospetto di un problema cardiaco. Portata all’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, la giovane era stata presa in cura dal dottor Fulvio Gabbarini, responsabile dell’Aritmologia pediatrica, che le aveva impiantato sottocute un piccolo apparecchio, chiamato Loop Recorder, che permette di controllare in tempo reale il battito cardiaco, registrandolo. Un monitoraggio continuo che, nel rispetto della normativa europea sulla privacy, permette di analizzare il ritmo cardiaco e di trasmettere le registrazioni a un server centrale. Ma non solo. Il dottor Gabbarini, infatti, nel caso della 13enne aveva programmato l’apparecchio in modo da ricevere direttamente un sms sul proprio cellulare in caso di eventi pericolosi.

Da qui l’intervento tempestivo avvenuto a ferragosto. Il 15 agosto scorso, infatti, la ragazzina si è sentita di nuovo male, perdendo conoscenza. I genitori l’hanno così portata immediatamente al Regina Margherita ma intanto il Loop Recorder aveva già registrato il suo battito, constatando che il suo cuore si era fermato per venti secondi prima di riprendere il battito e inviato così un “alert” al dottor Gabbarini. Lo specialista, che in quel momento si trovava in vacanza fuori regione, appena ricevuto l’sms è ripartito alla volta di Torino impiantandole un pacemaker così da evitare altri episodi a rischio.

La telemedicina ha così permesso di diagnosticare due cose: che l’impulso elettrico del cuore periodicamente non si generava e che non aveva più una strada da percorrere per poi permettere al cuore di pompare. Il pacemaker impiantato quindi non solo ha assicurato la continua formazione dell’impulso elettrico, ma siccome è stato impiantato con una tecnica detta di “pacing paraHissiano”, ha praticamente ricostruito artificialmente anche quella strada interrotta. Dopo l’intervento la 13enne successivamente è stata dimessa dall’Aritmologia pediatrica ed è tornata a casa in buona salute.

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