“Chi pensate che abbia aiutato Zuppi nella missione di pace? Il guerrafondaio ministro italiano. I ministri fanno cose senza anche senza dirle”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervistato da Peter Gomez e Fabrizio D’Esposito alla Festa del Fatto Quotidiano a Roma, ha detto di aver avuto un ruolo nella missione: sia sul fronte dell’organizzazione, sia “facendo pressioni su Zelensky” per l’incontro. “Sono due le strade parallele”, ha dichiarato. E a fianco del sostegno militare, “alla politica spetta aprire varchi per la pace”. Sull’atlantismo dell’esecutivo e del governo di Giorgia Meloni, Crosetto ha replicato: “Conte ha fatto la stessa cosa”, ha detto mentre il pubblico rumoreggiava. E ha aggiunto: “Facciamo parte della Nato da prima che io nascessi e io non avevo mai sentito tutto questo movimento per uscire dalla Nato”. Gomez lo ha quindi sollecitato sull’impegno preso per portare la spesa militare al 2% del Pil e il conflitto con l’art.11 della Costituzione italiana che ripudia la guerra: “Nell’ultima riunione Nato è stato messo come punto di partenza”. E si è difeso: “Quando io dico escludete le spese militari dal patto di stabilità, lo dico per avere più risorse per le spese sociali”. Il ministro è stato quindi sollecitato a rispondere sul suo conflitto di interessi: “Non volevo fare il ministro”, ha detto. “Ma il conflitto c’è quando lascio il pubblico, non se dal privato passo al pubblico”, ha sostenuto. “Servono regole chiare”. Sul caso Vannacci e sul silenzio di Giorgia Meloni in proposito, si è limitato a dire: “Meloni ha cose più importanti di cui occuparsi. Se escludo che si candiderà con Fdi? Non ne ho idea“. Infine, ha difeso l’incarico nel partito di Arianna Meloni ed è stato contestato dalla platea quando ha attaccato la vignetta di Natangelo. “Libera satira in libero Stato”, ha detto Gomez. Ma il ministro ha instito: “La satira ha dei limiti”.

La guerra in Ucraina – Crosetto ha parlato di una situazione di stallo sul campo. “C’è una cosa che non deve mai mancare in nessuna analisi che è la razionalità”, ha detto, “affrontare una cosa complessa come una guerra tra due popoli in modo romantico, senza pensare alle conseguenze, alla possibilità che sul campo si concluda, è una cosa che la politica non può permettersi. La politica non deve fare tifo. Siamo arrivati a un momento in cui, sul campo la guerra non sembra avere soluzioni se non a lunghissimo tempo. C’è una stanchezza dei soldati russi, ma c’è un logoramento da parte degli ucrani. Pensiamo cosa significherebbe per l’Italia se tutte le persone da Roma in giù fossero state costrette ad andarsene dall’Italia”. E, ha aggiunto, “alla politica spetta aprire varchi per cercare la pace”. Quindi ha rivendicato il ruolo dell’esecutivo anche sul fronte della pace: “Sono le due strade parallele. I ministri fanno cose anche senza dirle. La missione di pace di Zuppi a cui tutti abbiamo dato speranza, chi pensate che abbia aiutato Zuppi a realizzarla? Chi pensate che abbia dato il supporto per il trasporto e ha fatto pressioni con Zelensky perché lo incontrasse? Il guerrafondaio ministro italiano”, ha detto provocatoriamente. Gomez ha chiesto a Crosetto di commentare le accuse di Podolyak al Papa sul fatto che non potrebbe trattare perché “filorusso”: “Il Papa può mediare e aiutare il percorso di pace”, ha detto il ministro.

Conflitto di interessi – A proposito della decisione di fare il ministro, Crosetto ha sostenuto che in un primo momento non voleva accettare l’incarico. “In realtà io non volevo fare neanche il ministro dello Sviluppo economico“. “Perché guadagnava bene?”, ha replicato Gomez. “Molto bene. La mia ultima dichiarazione dei redditi, quando arrivai in Parlamento, era ancora in lire. Nel 2001. Era intorno ai 16 miliardi di lire. Onesti, dichiarati. Non ho iniziato a guadagnare grazie alla politica. Se avessi voluto fare il ministro, mi sarei candidato alle elezioni. Solo un pazzo lo farebbe senza essere parlamentare. Io ero uscito dalla politica, vivevo molto meglio fuori. Alla fine, nel governo Giorgia Meloni è uscito che sembrava che la persona ce potesse occuparsi meglio della Difesa fosse Crosetto, dopo aver detto di no qualche volta, ho detto vabene”. E sul conflitto di interessi? “Lo Stato ha valutato che non lo avevo. Avendo rinunciato a tutto il conflitto non permane. Cosa succede a Crosetto? Quello che succede a un calciatore che cambia squadra. E’ la stessa cosa. Il conflitto non è quello che si esercita nel momento in cui dal privato passa al pubblico, ma quando dal pubblico passa al privato. Perché quando dal privato passi al pubblico, ti porti dietro i contatti e a me l’industria della difesa non prende in giro. A oggi il ministero della Difesa ha fatto risparmiare centinaia di migliaia di euro. Dopo quando lascerò il pubblico, andremo a vedere il conflitto di interessi“. “Servono regole chiare per il dopo. Perché quando si parla di conflitto di interessi pensiamo sempre a Berlusconi”. Ma lei, è stata la replica di D’Esposito, “era in Forza Italia ai tempi”. “Sì”, ha risposto.

Il caso Vannacci – A proposito della sospensione del generale Vannacci per il libro con frasi omofobe e razziste, Crosetto ha difeso la sua scelta senza entrare però nel merito delle divisioni dentro Fdi: “Quando tu passi dalla politica a un incarico istituzionale, tu devi rappresentare tutto un Paese. Un conto sono le idee, ma io da quando sono diventato ministro non mi devo più occupare delle idee. Mi devo occupare dei principi, delle istituzioni. Le idee sono legittime perché sono difese dalla Costituzione. Io devo occuparmi di preservare le istituzioni”. Alla domanda però, se esclude che Vannacci sarà candidato con Fdi, ha ribattuto: “Non ne ho idea. Mi ha chiesto di parlare, lo ho ascoltato”. Quindi Gomez ha replicato: “Meloni però non ha mai parlato”. “Ha cose più importanti di cui occuparsi“, ha tagliato corto Crosetto.

Fratelli d’Italia – Gomez e D’Esposito hanno poi chiesto un intervento sull’incarico alla sorella di Giorgia Meloni, Arianna. “Un giorno un bel libro sui figli e sui fratelli dei censori della politica lo scriverò”, ha esordito Crosetto, “perché una delle cose belle di questa esperienza è vedere quanta gente c’è imboscata nello Stato. Facciamolo insieme questo libro perché vi stupirà”. “E’ la prima volta che la sorella di una premier sta a capo di un partito”, ha replicato D’Esposito. La replica: “Arianna Meloni si è sempre occupata di organizzazione del partito, quando eravamo allo zero per cento, eravamo quattro gatti e ci insultavano sia quelli di destra che altri arrivati dopo. Arianna c’era, eravamo io Arianna, Giorgia, Ignazio, Rampelli, Lollobrigida. Eravamo 15 persone. Arianna da allora fa quello che ora vi siete accorti tutti che fa. Ed è perfetta per quel ruolo, perché a differenza di noi che siamo fumantini, lei porta pace. Io le ho scritto ‘finalmente una cosa giusta, che servirà a Fdi’”. Lollobrigida ha conosciuto Arianna perché faceva politica a Roma. Anche il fatto del cognato: uno non può avere un percorso autonomo e se imparentato non può svolgere questo ruolo”. “Quindi Arianna è un personaggio pubblico?”, ha chiesto D’Esposito citando la vignetta di Natangelo sul Fatto quotidiano, per la quale Arianna Meloni ha querelato il vignettista. “Non aveva un ruolo pubblico”, ha negato Crosetto tra le contestazioni del pubblico, “essere così contenti di sputtanare una donna che non ha mai fatto niente di male. Sono contento che a voi basti una cosa così. Se ci fosse vostra figlia o vostra sorella, io le donne di sinistra che sono state offese così le ho sempre difese. Mi fa pena chi non la pensa così”. “Libera satira, in libero Stato”, ha replicato Gomez. Ma il ministro ha sostenuto: “La satira ha dei limiti”.

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