Costruire una rete di esperienze capaci di portare alla politica proposte chiare, condivisibili e attuabili da parte di tutto il mondo dell’attivismo climatico, superando la frammentazione dei movimenti che spesso agiscono “come entità separate e con modi di manifestazioni e richieste diverse, con il rischio di far perdere di vista gli obiettivi comuni”. È questo l’importante obiettivo dell’associazione Ci sarà un bel clima, che ha lanciato una chiamata nazionale attraverso la proposta degli “Stati generali dell’azione climatica”, un processo di confronto e di sintesi che si propone di diventare un soggetto permanente di “decision making” per l’attivismo italiano.

Non solo Fridays for future: tutti i movimenti e le associazioni presenti
All’incontro che durerà dal primo al tre settembre e si terrà al Campo Base Festival, in Val d’Ossola, prenderanno parte praticamente tutti i movimenti climatici italiani: Fridays For Future Italia, Extinction Rebellion Italia, Action Aid Italia, CAI giovani, Cittadini sostenibili APS, Bike pride, Ecologia Politica Network, Fantapolitica!, Patto europeo per il Clima della Commissione europea, Collettivo di fabbrica GKN, GYBN Italia, Italian Climate Network, Comitato nucleare e ragione, FIAB Torino, The Outdoor Manifesto, Protect Our Winters Italia, Rete Climatica Trentina, Terra!, The Climate Route, Torino respira, Sai che puoi?, ORA!, Change for Planet, Foglia Tonda, The Carbon Almanac Network, Regeneration Italia. Assente, al momento, Ultima Generazione. Sigle, associazioni o singoli cittadini potranno far parte di questo processo contattando il collettivo info@unbelclima.it. In particolare, il percorso si rivolge alle realtà attiviste nate con la primavera ambientale de 2018, così come alle organizzazioni storicamente presenti sul territorio italiano, “per creare una rappresentanza forte e veritiera della complessità che caratterizza la scena ecologista italiana”. Gli Stati generali si ispirano ai modelli partecipativi delle Assemblee dei cittadini, e si svolgeranno in un percorso lungo un anno, che prenderà avvio a settembre prossimo. Alla fine del percorso saranno individuate richieste comuni da portare alla società civile e politica, i cui rappresentanti saranno chiamati a partecipare a un grande evento finale.

Dal primo incontro al documento finale, tutte le tappe del percorso
Così le tappe di quest’anno: obiettivo della tre giorni dal primo al tre settembre è permettere ai partecipanti di conoscersi in maniera piacevole, informale e in ambiente naturale e produrre un documento fondativo che riunisca quanto l’attivismo ha svolto fino ad oggi e determini quali sono i temi chiave condivisi per attuare la transizione. Dopo la prima assemblea dal primo al tre settembre, ci saranno altre tre fasi: ottobre-dicembre, quando verranno organizzati una serie di web meeting di formazione organizzati per gruppi di formazione e aperti anche ad osservatori esterni; gennaio-marzo 2024, quando i partecipanti dei diversi in tavoli di lavoro on line delineeranno le proposte che andranno a formare il documento finale; infine aprile 2024, quando ci sarà un’assemblea finale, con la presentazione del documento finale votato da tutta l’Assemblea, e la creazione di uno spazio di incontro con i rappresentanti della società civile e politica. Un ruolo centrale sarà svolto dalla formazione, dalla facilitazione e dall’adozione di un metodo partecipativo consensuale. In sintesi, l’obiettivo dell’intero processo è triplice: “Delineare le linee guide di coloro che, a vario titolo, agiscono nella galassia dell’attivismo ambientale; dare vita a una rete italiana per l’azione climatica che dia forza di comunicazione e contrattazione ai soggetti coinvolti; creare un documento che riunisca quanto l’attivismo italiano ha svolto fino ad oggi, determini quali sono i punti fondamentali per catturare la transizione in Italia, funga da proposta politica ed entri nel dibattito pubblico sul tema”.

Ingegneri, comunicatori, storici dell’arte, esperti di finanza: chi sono i fondatori di “Ci sarà un bel clima”
L’associazione Ci sarà un bel clima nasce da settembre 2020, con la convinzione che la “chiave della transizione ecologica stia nella comunicazione e nel contatto, nella diffusione di messaggi onesti e responsabile, nella creazione di sentimento di coesione e positività”, per innescare una trasformazione “verso una reale giustizia ambientale e sociale”. I fondatori sono Riccardo Antoniol (52 anni, esperto di finanza), Michele Argenta (classe 1989, ingegnere energetico), Giovanni Ludovico Montagnani (dottorato in elettronica nucleare e due figlie), Clara Pogliani (32 anni, storica dell’arte), Gabriele Ruffato (38 anni, fotografo), Daniele Federico (44 anni, esperto in comunicazione aziendale) e infine Luigi Torreggiani (laureato in Scienze Forestali). Sul loro sito si trova un appello rivolto a cittadini, scienziati, giornalisti, politici e imprenditori e a tutti propongono di impegnarsi in un percorso di rinascita e speranza verso obiettivi comuni e ambiziosi di sostenibilità sociale, economica e ambientale. “A tutti”, si legge, “chiediamo supporto e gentilezza nei confronti degli attivisti ambientali che si battono nelle nostre piazze per il benessere del nostro paese e delle future generazioni”.

L’associazione Ci sarà un clima ha messo nero su bianco anche i target a breve e lungo termine del processo. A breve termine, si vuole creare maggiore coesione tra le realtà dell’attivismo e dell’associazionismo climatico, creando consapevolezza di essere una rete più ampia e di maggiore impatto. A lungo termine, amplificare l’azione e l’efficacia delle singole realtà ecologiste per far sì che diventino vettore per veicolare le esigenze dei cittadini circa la transizione ecologica e creare i presupposti affinché la classe dirigente renda effettive le politiche di adattamento e mitigazione. E se il legame climatico continua a rimanere centrale, “l’emergenza climatica ci impone di ampliarne i confini”.

Articolo Precedente

Riprende la caccia alle balene in Islanda, ma nel 2022 era stato annunciato lo stop

next
Articolo Successivo

Ad Alghero vogliono imbrigliare le falesie di Punta Giglio: è così che il progresso avanza?

next