“Tra salari bassi e discriminazione trovare casa a Milano è diventata un’odissea”. È questa la denuncia delle attiviste e degli attivisti di “Ci siamo rete solidale” dopo lo sgombero degli ex bagni pubblici di via Esterle a Milano avvenuto questa mattina. In questo stabile destinato a diventare una moschea, da sei anni vivevano una quarantina di lavoratori stranieri. Rider, cuochi, magazzinieri che durante lo sgombero sono saliti sul tetto dell’edificio per protestare.

Persone come Saif che guadagna 1000 euro al mese portando con la sua bici il cibo in giro per la città. “Ma non bastano per vivere in questa città”. E quando ha provato anche tramite un’agenzia ad affittare una casa si è sentito ripetere tante volte che “non si affitta agli africani”. La situazione degli abitanti di via Esterle è quella vissuta dai “150mila lavoratori poveri che non riescono ad accedere alla casa sia nel mercato libero sia in quello calmierato – spiegano dall’associazione – perché non hanno né le garanzie né un salario adeguato ai costi degli affitti di questa città”.

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