La chiesa della Santissima Trinità di Potenza, nel cui sottotetto fu ritrovato il corpo di Elisa Claps dopo 17 anni dalla sua scomparsa, è stata ora riaperta al culto. All’interno non saranno più celebrate “liturgie di festa” come matrimoni e battesimi e dovrà diventare “un luogo di preghiera silenziosa”. La notizia è stata ufficializzata dall’Arcidiocesi di Potenza, ma già da tempo il progetto di riapertura era stato avviato, tra le polemiche della famiglia Claps che si era detta contraria. Oggi a parlare è Gildo Claps, fratello di Elisa: “Hanno agito furtivamente, come dei ladri: non sono sorpreso perché sono stati ladri di verità per trent’anni”. “Mi auguro che la comunità di Potenza risponda con il coraggio di non entrare in quella chiesa”.

La parrocchia che si affaccia su via Pretoria, la strada principale della città, è chiusa dal 17 marzo del 2010, quando, nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione della chiesa, degli operai trovarono il corpo di Elisa Claps, scomparsa a 16 anni, il 12 settembre 1993. Per l’omicidio è stato condannato a trent’anni di carcere Danilo Restivo, un giovane che frequentava la parrocchia e conosceva Elisa: quel giorno le aveva dato un appuntamento davanti alla chiesa per consegnarle un regalo. In seguito il suo dna è stato ritrovato sul maglione della ragazza. La sentenza di condanna nei confronti di Restivo è stata confermata dalla Cassazione nel 2014, riconoscendo le aggravanti della violenza sessuale e dei futili motivi. Secondo quanto accertato dalla perizia, la giovane fu uccisa da tredici colpi sferrati con un coltellino, in seguito a un tentativo di approccio sessuale rifiutato.

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