Dice Roberto Calderoli che sta finendo la mappa delle spese regionali, ovvero la “mappatura di come in passato sono state spese le risorse che lo Stato ha erogato, territorio per territorio, funzione per funzione”. Un lavoro che secondo il ministro smentirà “la balla che al Sud arrivino meno soldi rispetto al Nord“. La notizia principale dell’intervista concessa a La Stampa da Calderoli, però, non è l’ultima novità sull’Autonomia differenziata, ma la paura confidata dal leghista all’intervistatore: quella mappatura è quasi pronta “e la finirò…se non mi uccidono prima“. Una dichiarazione delicatissima: chi è che dovrebbe assassinare Calderoli? E per quale motivo dovrebbe essere ucciso un ministro in carica? Il leghista non è molto chiaro, sembra essersi pentito di quella frase, come sottolinea l’autore dell’articolo. “Qualcuno – cerca di spiegare – mi ha fatto capire di non apprezzare il lavoro di approfondimento che sto facendo“. Qualcuno chi? Forse qualche alto funzionario della pubblica amministrazione? “Se un funzionario di qualunque rango mi avesse minacciato, sarei andato il giorno dopo in procura”, risponde l’esponente del governo di Giorgia Meloni. Che dunque prima denuncia il timore di finire assassinato, ma poi glissa sui motivi che lo hanno portato a temere per la sua vita.

Qualche lobby mi sta facendo capire che non è tanto gradito quello che sto facendo“, spiega al giornalista de La Stampa. Il ministro ha dunque ricevuto minacce? Pare di no, ma è stato avvicinato da qualcuno che gli ha chiesto “se sono sicuro che mi convenga andare avanti, facendomi capire che forse è meglio se mi fermo”. Secondo Calderoli questo pressing dal sapore minatorio è dovuto al fatto che con la sua mappatura delle spese regionali “non solo i cittadini chiederebbero conto a chi li ha governati di come è stato possibile gestire in questo modo i loro soldi finora, ma soprattutto se una procura dovesse prendere in mano quelle carte quando la revisione sarà terminata, c’è chi passerebbe qualche notte insonne“. Ovviamente questa mappa serve come carburante al progetto dell’Autonomia differenziata, che catalizza da sempre le attenzioni del leghista. “Ad esempio, sull’istruzione, che è statale, il Sud riceve di più rispetto al Nord, poi però si fanno le prove Invalsi e si scopre che nel Mezzogiorno sono indietro di due anni. Vuol dire che i soldi sono stati usati in maniera distorta, e allora è un reato penale, oppure non sono stati usati, che per me equivale a un reato politico”, sostiene il ministro. Che per il suo lavoro sulle spese del Sud teme di finire assassinato.

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