Chi segue il calcio europeo è abituato a vedere giocatori che, in varie fasi delle partite, ad esempio quando effettuano il loro ingresso in campo, si fanno il segno della croce come buon auspicio spirituale per la partita. Si tratta dello stesso gesto fatto da Cristiano Ronaldo, giocatore dell’Al Nassr, nella semifinale di Champions League araba contro l’Al Shorta, una partita finita 1-0 proprio grazie al gol di Ronaldo che con un calcio di rigore che ha permesso alla sua squadra di accedere alla finale della competizione. Un gesto che però, in quel paese, è illegale.

In Arabia Saudita, che è una monarchia assoluta islamica, è infatti radicalmente vietata l’espressione pubblica della fede cristiana ma non solo: ai non musulmani è anche vietata la promozione o l’esposizione di oggetti afferenti la loro religione, come libri o altri simboli, come ad esempio il crocifisso. L’accusa che può essere rivolta a chi contravviene a queste specifiche disposizioni è quella di proselitismo religioso e può portare a conseguenze particolarmente gravi da un punto di vista penale.

Secondo quanto riporta Fanpage, un caso analogo si ebbe in Arabia Saudita circa dieci anni fa con il giocatore colombiano Juan Pablo Pino, che militava sempre nell’Al Nassr. Pino fu arrestato all’interno di un centro commerciale poiché, indossando una maglietta smanicata, rendeva visibile un suo tatuaggio sulla spalla che raffigurava l’immagine di Gesù Cristo. Alcune persone presenti sul luogo, infastiditi dai fatti, sollecitarono l’intervento della Polizia per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio che portò in caserma il calciatore insieme a sua moglie incinta. Non accadrà lo stesso per Ronaldo, ma è altamente probabile che qualche avvertimento al portoghese venga dato.

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