Ci sono volute oltre due ore per portare in salvo i 34 migranti, tra i quali 6 donne, bloccati da 36 ore sulla scogliera di Capo Ponente a Lampedusa dove venerdì scorso, dopo aver urtato gli scogli, è naufragato il barchino sul quale viaggiavano. Un intervento più complicato e difficile del previsto a causa delle proibitive condizioni del mare e del forte vento. Tre le donne portate al Poliambulatorio, ma nessuna è in gravi condizioni.

A recuperare il gruppo è stato il Soccorso alpino e speleologico siciliano e i Vigili del fuoco in servizio a Catania. Tanto i tecnici del Soccorso alpino e dell’Aeronautica, quanto i vigili del fuoco, si sono calati col verricello e hanno imbarcato tutti i 34 migranti che sono stati portati all’aeroporto di Lampedusa. A coordinare le operazioni di salvataggio è stata la Questura di Agrigento, con un funzionario presente sul posto: il vice questore Cesare Castelli. Trentuno dei migranti, dopo un primo triage sanitario, sono stati già accompagnati all’hotspot di contrada Imbriacola. Lì verranno portate anche le tre donne non appena dimesse dal pronto soccorso. Lo sforzo dei soccorritori è stato grande perché sull’isola ha continuato a soffiare un forte vento di maestrale. I profughi hanno detto di essere originari da Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Nigeria e di essere partiti da Sfax giovedì notte.

Il barchino si era schiantato venerdì sera contro gli scogli e i 20 migranti erano riusciti a mettersi in salvo arrampicandosi sulla scogliera. Ma a causa delle forti raffiche di maestrale e il mare in tempesta, per dure giorni le motovedette della Guardia costiera non erano riuscite ad avvicinarsi all’insenatura per prenderli a bordo. Le forti raffiche di vento, che hanno raggiunto anche 30 nodi, hanno impedito anche l’intervento di un elicottero per imbracarli e sollevarli fino alla cima della rupe alta circa 140 metri. Le motovedette erano rimaste nelle acque antistanti all’insenatura per monitorare il gruppo di migranti, tutti adulti, ai quali sono stati forniti viveri, bottigliette d’acqua e coperte termiche.

Tutto questo mentre a largo dell’isola, nelle ultime ore si sono registrati due naufragi e ci sarebbero circa trenta dispersi. Dopo lo sbarco sull’isola, nella tarda serata di sabato, di 57 migranti e due cadaveri (una donna e un bimbo) ripescati dalle motovedette della Guardia costiera, i mediatori dell’Oim, sentendo i superstiti, sono riusciti a ricostruire che le barche colate a picco sarebbero due. La prima carretta aveva a bordo 48 migranti, 45 dei quali sono stati salvati. Stando ai loro racconti, vi sarebbero 3 dispersi. Sul secondo natante c’erano invece 42 subsahariani, 14 dei quali recuperati.

Intanto la Prefettura di Agrigento ha disposto, per lunedì e martedì, il trasferimento di 360 dei 2.412 migranti ospiti dell’hotspot di Lampedusa. Le condizioni del mare non consentono l’attracco neppure dei traghetti di linea che collegano le isole Pelagie con Porto Empedocle. Grazie ad un progetto del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, in collaborazione con Oim, finanziato dalla Commissione europea, verranno garantiti i trasferimenti con voli charter.

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