“È tutta una questione di soldi: il resto è conversazione“. La frase è di Gordon Gekko, squalo della finanza interpretato da Michael Douglas nel film Wall Street del 1987, ed è forse l’unico giustificativo sensato per una (per ora eventuale) operazione di mercato come lo scambio Vlahovic-Lukaku tra Juventus e Chelsea. E alla fin fine ci si potrebbe fermare pure qui: è (solo) una questione di soldi per un club che di soldi ha assoluto bisogno, venendo da momenti difficili dopo mercati sbagliati e spese folli, in un calcio come quello italiano che dal punto di vista economico, salvo poche eccezioni, è in grossa difficoltà. E quindi ci sta dar via un attaccante di 23 anni per uno di 30, più 40 milioni che potrebbero pure diventare 30 per far sbloccare l’affare. Ci sta se è una questione di soldi. Perché oltre quella, però, la parte ascrivibile a “conversazione” dice che di senso un’operazione del genere non ne ha granché. Vlahovic è stato preso per 81 milioni di euro (più una commissione di 10) quando aveva 20 anni e già cinquanta gol in Serie A: un colpo che oltre alle ragioni di campo aveva anche una componente comunicativa importante, col serbo a fare da dopo Ronaldo, perno giovane e fortissimo di una Juve (che avrebbe voluto essere, anche con Chiesa, Locatelli, Gatti, Miretti, Fagioli) giovane e fortissima.

Non è andata benissimo. Un po’ perché Vlahovic non è stato all’altezza delle attese: accolto con la solita eccessiva fanfara del pre a descriverlo come un cyborg indistruttibile, si è forse ritrovato appesantito dal fardello degli 80 milioni addosso, in un ruolo di centravanti old style con poche occasioni di fare ciò che gli piace (attaccare la profondità) e alle prese con una delle peggiori rogne per un calciatore, la pubalgia. Un po’ anche per i problemi della Juventus degli ultimi due anni, tra terremoti societari, scelte sbagliate e forse l’incompatibilità col gioco di Allegri che sì, è notoriamente una delle massime espressioni dell’utilitarismo applicato al pallone, ma se negli anni passati pure aveva portato gente come Higuain, Dybala, Tevez a fare caterve di gol, nelle ultime stagioni è parso ancor meno entusiasmante, coi bianconeri che in campionato hanno fatto 3 gol più del Bologna. Si è arrivati ad oggi dunque con Vlahovic che aveva appiccicata addosso una delle etichette attualmente in Serie A: “Non è in vendita ma se poi arriva un’offerta…”, con le offerte che però non sono arrivate, al massimo qualche interessamento. E dunque il sacrificabile Vlahovic diventa pedina di scambio quasi forzata per l’indesideratissimo Lukaku, che ha rotto con l’Inter e che al Chelsea non vedono l’ora di piazzare altrove.

Per Allegri andrebbe benissimo: in fin dei conti è palese che Vlahovic al netto delle risate nei video non sia il centravanti ideale e in una stagione senza coppe in cui se sei la Juve devi per forza puntare allo scudetto va benissimo avere uno pronto come Lukaku, peraltro sottratto a una diretta concorrente (anzi, a quella che Allegri ritiene la più accreditata delle dirette concorrenti). È un modello applicato già in passato, nella felice epoca marottiana: la Roma arriva seconda e la si alleggerisce di Pjanic, il Napoli arriva secondo e gli si toglie Higuain. Sebbene forse oggi i tempi siano diversi e probabilmente l’attacco juventino non è il settore che ha più bisogno di un restyling se si vuol competere per il campionato. Restano perplessità, tuttavia, su uno scambio che vede un 23enne, indubbiamente molto bravo, andar via da uno dei maggiori club italiani in cambio di un 30enne che sì, è indubbiamente molto forte, devastante tre anni fa quando fu figura chiave dello scudetto nerazzurro e meno efficace nell’ultima stagione, complici problemi fisici che a 30 anni e su una struttura mastodontica come quella del belga sono difficili e lunghi da superare. E poi il dato comunicativo: avrebbe dovuto essere l’anno zero della Juve, con Giuntoli chiamato anche per la sua firma su un miracolo Napoli fatto di cessioni eccellenti e investimenti giovani ed economici. Un’operazione del genere va nel senso esattamente opposto. E dunque si ritorna all’inizio: è tutta una questione di soldi e detta così neppure basterebbe. Bisognerebbe accostarci il quanto: Lukaku più una trentina di milioni per Vlahovic sarebbe un’operazione difficilmente giustificabile e dal sapore di svendita, con un conguaglio dai quaranta milioni in su, invece, diventerebbe accettabile ma sempre con una frase di Gekko a corollario: “Se qualcosa merita di essere fatto, è solo per denaro”.

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