Droni che non possono volare con vento forte e temperature sopra i 40 gradi. Per prevenire gli incendi la Regione Siciliana si è munita strumenti che non si possono usare durante le roventi estate isolane. Un acquisto che – come ha raccontato Il Fatto Quotidiano – risale al 2021, quando la Sicilia era guidata da Nello Musumeci, oggi ministro di Fdi per la Protezione civile. Un investimento di quasi 230mila euro, in cambio di 88 droni, le relative assicurazioni, il costo dei corsi per addestrare gli uomini del corpo Forestale al relativo utilizzo e anche una non meglio specificata implementazione. Questo mentre i mezzi di terra per spegnere i fuochi scarseggiano. Come nel caso dei boschi sopra alla città di Palermo, dove nei giorni infuocati dei roghi due mezzi per spegnere gli incendi erano in manutenzione. A luglio. Risultato? Il bosco è adesso devastato. Una situazione che ovviamente è fonte di numerose polemiche. Ma andiamo per gradi.

La lista della spesa – Nel 2021, quando la giunta regionale all’epoca guidata da Musumeci decide di impegnare soldi per l’acquisto di droni, lo scopo è quello “di potenziare il servizio di vigilanza antincendio boschivo”. Quei mezzi dovevano servire “per prevenzione e raccolta informazioni: 70 saranno usati per il monitoraggio nel territorio di Palermo”, diceva in conferenza stampa, l’11 giugno del 2021, l’assessore al Territorio Toto Cordaro. L’impegno di spesa era stato già siglato il 25 maggio per 104mila euro. Una cifra che in realtà alla fine sarà più che raddoppiata. Orientarsi tra impegni di spesa, preventivi e affidamenti non è semplice, ma calcolando solo ai soldi impegnati per le ditte (o già liquidati), dal 2021 al 2022, per l’acquisto degli 88 droni, per una non meglio specificata implementazione, per i corsi di formazione del Corpo Forestale regionale e per l’assicurazione degli stessi apparecchi si arriva alla somma finale di 229.186 euro. La “Fornitura droni” viene affidata a due società, la Professional di Cosenza e la Noon di Palermo. La prima ottiene il 31 agosto del 2021 un impegno di spesa per 73.540 euro (Determina dirigente di servizio n. 1856, firmato dal dirigente Ignazio Di Dio). La Noon viene, invece, liquidata il 1° dicembre del 2021 con 47.971 euro (decreto numero 3008). Per l’implementazione, invece, l’assessorato al Territorio, il 29 dicembre del 2021 assume un impegno di spesa di 46.919 euro (Dds n. 3497) per la ditta JP Droni di Genova. Ma non basterà la fornitura, né l’implementazione, serviranno anche l’assicurazione per i velivoli e il corso di formazione per gli operai forestali che dovranno conseguire la patente per manovrare gli apparecchi. La spesa per l’assicurazione sarà di 8492 euro, affidata alla compagnia Cattolica il 3 agosto del 2021 (Determina dirigenziale n. 1598), mentre per il corso di formazione, il 13 aprile del 2021 verrà impegnata la somma di 42.840 euro (52264 iva inclusa) per la società Schera di Corleone (Determina dirigenziale n. 767).

Per combattere i roghi droni che non si possono usare con caldo e vento – Soldi per droni non adatti alle estati siciliane- Ma in cambio di quasi 230 mila euro cosa ha ottenuto la Sicilia? I droni acquistati sono 85 del modello “Dji Mavic Mini 2” e tre del modello “Dji Mavic 2 Enterprise Advanced”. Il primo modello ha un’autonomia di volo di 31 minuti con una resistenza al vento di 8,5-10,5 metri al secondo (scala 5). Per intenderci, nei parametri ufficiali della scala Beaufort che misura la velocità del vento, questo range, considerato a bassa quota, viene descritto così: “Gli arbusti con foglie iniziano ad ondeggiare, le acque interne si increspano”. Un vento moderato dunque, ma non è tutto: la temperatura operativa di questi velivoli viaggia da un minimo di zero gradi ad un massimo di 40. E dire che la temperatura massima certificata in Sicilia proprio nell’estate 2021 – quando cioè erano stati acquistati i droni – è stata di 48.8 gradi. E non è andata molto meglio dopo: anzi nei giorni dei roghi, l’isola era battuta da forti venti e da una temperatura di circa 45 gradi. Una condizione in cui la quasi totalita dei droni acquistati per prevenire gli incendi – 85 su 88 – non poteva essere utilizzata. Non va meglio con gli altri tre velivoli, i modelli advanced che hanno comunque una resistenza alla velocità del vento di 10 metri al secondo, non possono viaggiare quando ci sono più di 40 gradi ma in compenso aumentano le prestazioni in caso di freddo: si possono usare anche quando la temperatura scende di 10 gradi sotto lo zero. Una condizione metereologica che in Sicilia si verifica abbastanza raramente. Senza considerare che i droni erano stati acquistati per la vigilanza antincendio ed è noto che i roghi si propagano in giornate di caldo battute da forti venti di scirocco.

Anche Schifani punta sui droni – Come detto i droni sono stati acquistati quando a Palazzo d’Orleans c’era Musumeci. Ma anche l’attuale governatore, Renato Schifani, continua a essere convinto che la soluzione agli incendi sia rappresentata dai costosi apparecchi volanti: “Ben venga anche l’uso dei droni come ha fatto il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto. Ce ne faremo carico e lo faremo anche noi”, ha detto l’attuale presidente, commentando l’inferno di fuoco che ha devastato le province di Catania, Messina e Palermo. “Tra il 2021 e il 2022 abbiamo subito la propaganda del governo Musumeci sulla grande svolta dell’acquisto droni che avrebbero finalmente permesso di monitorare gli incendi. Una svolta che ci ha portato alle scene apocalittiche di questo luglio. Nonostante l’evidenza, adesso pure Schifani menziona i droni. Vista la grande efficienza di quelli acquistati finora, vuole acquistarne forse di altri? Ci pare evidente come questa vicenda sia paradigmatica di approssimazione e mancanza di strategie sia del precedente governo che di quello attuale”, sottolinea Fabio Venezia, deputato regionale del Pd. Venezia ha presentato un’interrogazione all’Ars, dove sostiene che per gli 85 Droni Dji Mavic Mini, che pesano “solo 249 grammi non è richiesto alcun patentino né formazione specifica”. Mentre riguardo all’affidamento alla Noon di Palermo, Venezia chiede nell’interrogazione “se non si ritenga opportuno porre in essere delle verifiche, tenuto conto che l’azienda in questione sembra essere specializzata solo in energie rinnovabili”.

I mezzi antincendio? In manutenzione – E mentre la Sicilia investe centinaia di migliaia di euro in droni inutili, sull’isola continuano a mancare i mezzi per spegnere il fuoco a terra. Un esempio è rappresentato dal caso di San Martino delle Scale. E’ la Cgil a puntare fari sull’incendio che ha devastato il bosco che si estende su una vasta area verde tra Palermo e Monreale. Anzi si estendeva. La vigilanza a San Martino, infatti, è affidata a una squadra del corpo forestale della Regione Siciliana, che per spegnere gli incendi può contare su un furgoncino e un’autobotte. Cosa è successo nei giorni scorsi, quando il fuoco imperversava anche in quella zona? Semplice, i due mezzi erano entrambi in manutenzione: uno per revisione e un altro per sistemare i freni. Interventi effettuati a luglio, nonostante sia notoriamente tra i periodi in cui il rischio roghi è massimo. “Li hanno consegnati due giorni fa, dopo gli incendi”, racconta Tonino Russo, segretario regionale della Flai Cgil. Che spiega: “Non è il solo caso: mancano i mezzi in tutta la Sicilia”. Insomma: se i droni siciliani potessero volare per segnalare gli incendi pure quando fa troppo caldo e tira vento, poi mancherebbero comunque i camion e le autobotti per andare a domare le fiamme.

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