Amica di lunga data di famiglia, nominata dal giudice tutelare curatrice di una donna affetta da disabilità mentale, in dieci anni – tra il 2011 e il 2021 – le avrebbe sottratto oltre 1,3 milioni di euro. È quanto sostiene la procura di Milano, che indaga per peculato, autoriciclaggio e frode informatica la donna, in concorso con marito e figlio. Quest’ultimo, l’ex campione italiano di pesi massimi di body building Mauro Rozza, nel 2009 aveva confessato di aver ucciso la moglie con sessanta coltellate, ma l’anno successivo era stato prosciolto per vizio totale di mente dalla corte d’Assise di Milano. Ricoverato fino al 2014 in un ospedale psichiatrico giudiziario, Rozza trascorreva il tempo in resort esclusivi di tutto il mondo e girava al volante di una Ferrari Spider, targata ‘Money’.

L’auto, intestata a un terzo soggetto residente a San Marino, ma acquistata tramite bonifico dal padre del body builder (secondo gli inquirenti con i soldi sottratti alla disabile), è stata sequestrata dalla sezione di polizia giudiziaria-aliquota guardia di finanza, insieme ad altri tre veicoli, 12 appartamenti tra Milano e Riccione, sei orologi di lusso, 750mila euro in contanti trovati in due cassette di sicurezza, oltre ai saldi depositati sui conti correnti. Un patrimonio di oltre 2 milioni di euro, di cui – secondo gli inquirenti – non era giustificata la lecita provenienza. Oltre a convalidare il decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dal pm Cristiana Roveda, il gip Alessandro Di Fazio ha disposto nei confronti dei tre indagati la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna disabile. I sequestri sono stati eseguiti dalla Guardia di finanza di Milano.

Secondo gli inquirenti “la sistematica e progressiva appropriazione delle somme sopracitate da parte della curatrice – con il costante e reiterato concorso del proprio coniuge e del figlio -ha permesso di creare una riserva di denaro utilizzata dapprima per la sottoscrizione di investimenti in titoli, poi utilizzata dal figlio, il quale ne ha potuto beneficiare conducendo uno stile di vita estremamente elevato al termine della misura di sicurezza cui è stato sottoposto”. L’assalto ai beni della vittima è stato possibile perché la donna era ospite di una casa di cura “con modalità che si sono modificate nel tempo per aggirare i controlli; inizialmente con bonifici allo sportello e con l’emissione di assegni bancari disposti a proprio favore e del figlio, poi con bonifici utilizzando il sistema informatico di home banking e, successivamente, anche con numerosi prelievi in contante, fino ad appropriarsi indebitamente di” oltre 1 milione e 300mila.
complessivi € 1.372.976,78.

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