Una persona senza dimora di 55 anni, sabato 22 luglio è morta stroncata da un malore, molto probabilmente provocato dal grande caldo di questi giorni. Il decesso su una panchina di villa “Gordiani” a Roma. Inutile l’intervento, verso il tardo pomeriggio, del 118: l’uomo, che viveva da tempo senza una casa, si è spento sotto i quaranta gradi della capitale. “Sorriso” (era stato ribattezzato così dai residenti perché sdentato), purtroppo, non è il primo a perdere la vita così quest’estate.

A lanciare l’allarme è la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora: “È una strage invisibile. Le persone senza dimora muoiono tutti i mesi, non solo d’inverno. Ad oggi – ci spiega Michele Ferraris, responsabile comunicazione – sono già 195 le persone decedute in strada. L’anno scorso 399, più di uno al giorno. Non possiamo andare avanti così. È inutile dare la colpa al caldo o al freddo, serve un cambio di passo. Dobbiamo passare dall’emergenza a interventi strutturali che si prendano in carico queste persone e che garantiscano loro una casa. Certo, uno su mille magari la rifiuta, ma nessuno ama restare a dormire su una panchina o un marciapiede”.

Le morti delle persone senza dimora interessano tutto il territorio nazionale, dal Nord al Sud, dalle grandi città ai piccoli comuni di provincia: nel 2022 si sono registrate in 234 Comuni italiani. Le città con il maggior numero di decessi sono state e sono anche nel 2023, Roma, Milano, ma dati allarmanti provengono anche da Napoli, Firenze, Genova e Bologna. Le persone in stato di grave marginalità muoiono tutto l’anno: i decessi avvenuti in estate, lo scorso anno, sono stati 109, mentre 101 in autunno, 86 in inverno e 97 in primavera. “I “piani freddo”, con l’ampliamento dei posti letto nelle strutture di accoglienza notturna e il rafforzamento dell’attività delle unità di strada, contengono, almeno in parte, i decessi ma poi terminano e l’emergenza riprende. A Roma, ad esempio, l’offerta nei dormitori è minore della domanda. Il vero problema – specifica Ferraris – è la solitudine. A queste persone non manca un panino, la coperta ma una casa. Lanciamo un appello alle istituzioni: il dato dei morti per strada è in aumento, nel 2022 c’è stato un incremento del 55% rispetto al 2021 e dell’83% rispetto al 2020 e quest’anno i numeri non cambiano. Serve che il governo affronti la questione in maniera strutturale pensando a un piano casa per questa gente”.

Accanto a ciò è necessario aumentare le unità di strada che possono intervenire per persone come “Sorriso” che nemmeno frequentano i dormitori. Una situazione che conosce bene anche Stefano Lampertico, direttore della storica rivista “Scarp’ de tenis”, distribuita da persone senza dimora: “Proprio nei giorni scorsi mi ha scritto il direttore di “The Big Issue”, il più importante giornale di strada del mondo chiedendomi qual era la situazione delle persone senza dimora in Italia a causa del grande caldo. Le alte temperature uccidono come avviene nella stagione più fredda. E’ opportuno pensare a loro quando gli effetti del cambiamento climatico ricadono su questi soggetti”. Qualche speranza c’è. La Federazione italiana organismi per le persone senza dimora sta lavorando con gli Ambiti territoriali delle Regioni per realizzare, con i fondi del Pnrr, dei progetti di housing first ovvero un sistema di accoglienza per persone e nuclei in condizioni di elevata marginalità sociale e senza fissa dimora. Ma resta un problema: l’assegno di inclusione.

Proprio nei giorni scorsi la Federazione ha suonato il campanello d’allarme. Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della Legge 85 del 3 luglio 2023 85, conosciuta come Decreto Lavoro, è ufficiale che i beneficiari potranno essere anche “persone in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione”. Questa integrazione apre l’opportunità di sostenere gli adulti in condizioni di marginalità estrema ed in carico ai servizi sociali o socio-sanitari e garantisce il miglioramento delle condizioni di inserimento in interventi di accompagnamento all’autonomia e di continuità nel tempo. Restano, purtroppo, aperte e non ancora risolte le esclusioni legate ai requisiti per accedere alla misura: senza la residenza non si potrà ottenere l’assegno di inclusione. “È vincolante – spiega Ferraris- avere cinque anni di residenza in Italia di cui due continuativi ma molti non l’hanno, nonostante, sia un loro diritto essere registrati dai Comuni in una via fittizia. Molti sindaci fanno ostruzionismo, evitando di registrare all’anagrafe questo dato e impedendo di fatto a chi è una persona senza dimora di avere dei diritti”.

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