È polemica per la presa di posizione della sindaca di Monfalcone, la leghista Anna Maria Cisint, che in una lettera aperta alla comunità musulmana locale ha definito “inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti: una pratica che sta determinando sconcerto e che crea insopportabili conseguenze alla salvaguardia del decoro“. Segue l’annuncio di “un apposito provvedimento a tutela dell’interesse generale della città e dei nostri concittadini”. Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, replica che “Le donne in Italia possono vestirsi come vogliono ma questo non vale per le musulmane, secondo la sindaca. Ma se un gruppo di finlandesi, bionde e con gli occhi azzurri, arrivasse con una muta da sub e facesse il bagno sulla spiaggia di Monfalcone, questo rappresenterebbe un problema per il decoro? Credo di no. Prometto una battaglia legale per qualsiasi provvedimento che verrà emesso, perchè sarebbe incostituzionale“.

Secondo Cisint al contrario “la pratica di accedere sull’arenile e in acqua con abbigliamenti diversi dai costumi da bagno deve cessare” perché “chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole” e “non possono essere accettate forme di ‘islamizzazione’ del nostro territorio, che estendono pratiche di dubbia valenza dal punto di vista del decoro e dell’igiene”. Nella lettera la prima cittadina sostiene tra l’altro che “comportamenti lesivi della rispettabilità e della dignità necessaria nella frequentazione di questi luoghi pubblici incidono negativamente nell’attrattività e nelle ricadute per i gestori dei servizi”. Cisint aggiunge poi altri elementi di “frattura nei rapporti fra la grande maggioranza dei monfalconesi e la componente islamica”, come la “sempre maggior presenza in città di donne con il burqa, con la integrale copertura del viso che impedisce ogni identificazione ed è evocativo di una visione integralista”.

Il sindaco di Grado (Gorizia) Claudio Kovatsch ha detto di non essere d’accordo: “Bisogna portare rispetto per le tradizioni e i valori di cittadini o visitatori del nostro territorio che appartengono a culture diverse dalla nostra. Non vedo che disturbo possa arrecare agli altri bagnanti il fatto che delle persone entrino in acqua vestite”. “Non entro nel merito della decisione di una collega, ma non mi pare una grande idea”, ha commentato dal canto suo il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad. “Se qualcuno decide di farsi un bagno vestito, secondo me si perde un bel po’ del piacere di farsi una nuotata. Ma non mi pare offensivo verso nessuno. Ognuno credo debba essere libero di vivere il mare come meglio si sente di fare”.

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