Sulla carta, il governo Meloni lo presenta come un emendamento al decreto Salva Infrazioni che consentirà di “proseguire” la “modernizzazione” e la “decarbonizzazione” dell’ex Ilva di Taranto, oltre a obbligare eventuali futuri acquirenti dell’acciaieria a rispettare la normativa ambientale. Nei fatti, secondo il Partito Democratico, si tratta di un nuovo camouflage dello scudo penale che viene “esteso” e, oltretutto, di un accentramento di poteri a Palazzo Chigi sul futuro dello stabilimento di interesse strategico nazionale. Di certo, si tratta di un colpo di mano di Fitto che indebolisce la posizione sul dossier del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Così, nei giorni in cui si rincorrono i rumors sulla possibilità che la decarbonizzazione di Ilva venga espulsa dai progetti finanziati con i soldi del Pnrr, Fitto ha presentato al Senato, per conto del governo, un emendamento al decreto Salva Infrazioni che “agevola la chiusura della procedura di infrazione”, scrive il ministero, legata allo stabilimento Ilva, aperta dal 2013. Una mossa che consente, sostiene il governo, di “proseguire nell’attività di modernizzazione e di decarbonizzazione dell’impianto”.

Il provvedimento, inoltre, prevede che “tutti gli obblighi previsti in capo al primo acquirente dello stabilimento dovranno essere rispettati anche dai successivi acquirenti, fino a quando non venga accertata la cessazione dei rischi connessi alla produzione”. Un modo, continua la nota di Fitto, per assicurare che “la gestione dell’attività avvenga nel rispetto della normativa ambientale”. Intenti che, una volta letto il testo, sarà possibile sostanziare, capendo dove il governo sia andato davvero a parare con l’ennesimo intervento sul groviglio di norme che permettono all’impianto, sotto sequestro da undici anni, di continuare a produrre.

Per l’opposizione, le reali intenzioni del governo sono ben altre: “Accentra di nuovo a Palazzo Chigi le decisioni sulla decarbonizzazione, cancellando un intervento importante del governo Draghi, istituisce l’ennesimo comitato oneroso di esperti, consente all’attuale di gestore di presentare progetti, cosa molto grave, e contiene un’estensione dello scudo penale”, accusa il presidente del gruppo Pd al Senato, Francesco Boccia. “Noi siamo assolutamente contrari, è l’ennesima dimostrazione che la destra di Meloni e Fitto non vuole la decarbonizzazione a Taranto e che c’è il tentativo di piegare la città, che non si è mai piegata”, ha detto a Radio Immagina, la web radio dei dem

“Non lo permetteremo – ha proseguito – quel miliardo che il Pnrr stanzia sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto deve essere investito lì e con quella finalità. Tra l’altro questo emendamento umilia il ministro Urso: c’è Fitto contro Urso”. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, conclude Boccia, “aveva detto il contrario di ciò che è scritto in quell’emendamento, aveva ipotizzato un contratto di programma che in realtà viene negato e vengono presi accordi diretti” con Acciaierie d’Italia, ancora controllata da Arcelor Mittal, “un’azienda che ha voltato spalle a Taranto”.

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