Le pattuglie della Polizia morale, istituite dopo la Rivoluzione islamica del 1979, erano scomparse dalle strade dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne deceduta dopo essere stata picchiata a morte mentre era in custodia della polizia, in seguito all’arresto per aver violato il codice di abbigliamento della Repubblica islamica. Come annunciato alla tv di Stato dal portavoce della Polizia iraniana, Said Montazeralmahdi, le pattuglie torneranno ora a presidiare le strade delle città iraniane per controllare che le donne indossino nel modo corretto l’hijab e punire qualunque trasgressione. “A partire da oggi, la polizia, con le sue pattuglie in auto e a piedi, ammoniranno e sanzioneranno le persone che, sfortunatamente, disubbidiscono agli ordini e non rispettano le regole d’abbigliamento”, ha riferito il portavoce all’agenzia Mehr.

Secondo quanto riportato, la decisione di riprendere i controlli è stata presa a seguito di “richieste da parte della popolazione e le istituzioni” per “espandere la pubblica sicurezza” e “rafforzare le fondamenta della famiglia”. “Coloro che non rispettano le regole saranno affrontati e perseguiti dalla magistratura”, ha aggiunto Montazermahdi. Il caso di Mahsa Amini aveva provocato l’accendersi delle rivolte popolari in tutto il Paese, sedate con una dura repressione, nonché una serie di sanzioni e appelli da parte della comunità internazionale, rimasti finora inascoltati. Nello scorso dicembre si era poi diffusa la notizia, rivelatasi infondata, secondo cui la Polizia morale sarebbe stata ad un passo dall’essere abolita. Ufficialmente a partire da oggi, 16 luglio, il regime degli Ayatollah riprenderà a mostrare il volto più duro della propria ingerenza repressiva.

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