Il sottosegretario Isabella Rauti ha annunciato in commissione Difesa della Camera che, nel prossimo Documento Programmatico Pluriennale (2023-2025) prodotto dal ministero della Difesa, verranno stanziati fondi per l’acquisto di carri armati Leopard 2A8. Un esborso da calcolare in circa 4-6 miliardi di euro. La Rauti ha parlato di un fabbisogno complessivo per l’Esercito di circa 250 mezzi, compresi i 125 carri Ariete che sono in fase di aggiornamento. Ma l’investimento sui nuovi mezzi tedeschi non significa necessariamente un upgrade nelle capacità di difesa italiane: servirà recuperare un gap di addestramento delle truppe lungo ben 25 anni.

Attualmente, la componente corazzata italiana, sulla carta, verte su due brigate pesanti, l’Ariete con due reggimenti carri (il 32° e il 132°) e la Garibaldi, con un reggimento carri (il 4°). Ognuno di questi reparti ha un solo battaglione su 41 carri: tre compagnie da 13 più il carro del comandante di battaglione e del comandante di reggimento. Quindi, in totale, la componente corazzata italiana risulterebbe dotata di 123 MBT (Main Battle Tank) operativi. Nella realtà, le due brigate menzionate – come conferma il Colonnello Maurizio Parri, già comandante del 132° Reggimento Carri Ariete – hanno visto, negli ultimi 25 anni, deteriorare progressivamente le proprie capacità operative, in quanto i fondi per il supporto logistico e l’addestramento venivano convogliati verso l’acquisizione di equipaggiamenti più idonei alle operazioni di supporto alla pace. La componente corazzata – insieme all’artiglieria – è stata relegata in secondo piano, le guerre convenzionali non si sarebbero più combattute, secondo le letture date dal blocco Nato, con ciò sembrava inutile destinarvi le già scarse risorse della Difesa. Ciò ha influito in modo assai negativo sull’addestramento dei carristi la cui consistenza nell’arco degli ultimi 25 anni si è ridotta del 33%. Da molti anni ormai l’unica attività possibile con i mezzi corazzati è a livello di plotone e assai raramente di compagnia, mentre la guerra ucraina sta dimostrando che manovrare formazioni di veicoli corazzati/blindati a così bassi livelli organici comporta perdite notevoli e il fallimento della maggior parte delle azioni.

Accortosi di questo, lo Stato Maggiore dell’Esercito, già nel 2018 ha lanciato un programma di aggiornamento dei carri Ariete in dotazione alle due Brigate. Dei 200 acquisiti tra il 1998 e il 2002 ne sono rimasti efficienti non più di 30. Parliamo di carri armati progettati nella metà degli anni ’80 dello scorso secolo, già allora con grosse criticità, quali la scarsa protezione passiva e il poco potente propulsore, un turbodiesel V12 in grado di erogare solamente 1.265 cv di potenza, per una massa complessiva di 54 tonnellate. Il programma di aggiornamento di 123 carri Ariete (più due prototipi) terminerà nel 2035 e costerà alla casse dello stato, secondo l’ultimo DPP pubblicato, 998 milioni di euro. Insomma, l’Esercito destina quasi un miliardo per rivitalizzare carri ormai vecchi e dalle scarse capacità operative.

Il conflitto in Ucraina ha riportato l’attenzione sulla necessità di poter disporre di una componente corazzata moderna e ben addestrata, con un adeguato supporto logistico, sia in termini di mezzi per il recupero dei carri danneggiati, sia per la disponibilità immediata di scorte di pezzi di ricambio. Infatti, secondo il Colonnello Parri “non è tanto il mezzo ma il sistema operativo e logistico in cui esso è inserito che è fondamentale”. Ciò vuol dire che non è sufficiente acquisire un mezzo, ma serve anche creare le strutture affinché le unità che ne saranno dotate possano operare nel modo migliore, altrimenti si rischierà di ripetere lo stesso errore compiuto con i carri Ariete.

Il Leopard 2A8 è l’ultima versione del carro tedesco. Rispetto alla precedente verrà installato un sistema di protezione attiva (APS) Eurotrophy e un generatore di energia elettrica da 20 KW. Il nuovo Leopard – come il precedente 7V – sarà armato con il cannone L55A1 da 120/55 mm caratterizzato, rispetto alla versione precedente, da un aumento di pressione interna (da 672 a 700 MPa) che lo rende idoneo all’utilizzo del nuovo proietto APFSDS-T (Armour-Piercing Fin-Stabilized Discarding Sabot-Tracer) DM-73. Inoltre dovrebbe mantenere una massa di 67,5 t ed essere dotato di una protezione aggiuntiva composta da corazzature composite (in materiale ceramico e in lega di acciaio e titanio). Per quanto concerne l’apparato propulsivo, il Leopard 2A8 sarà equipaggiato con un motore MTU MT-883 a 12 cilindri in grado di sviluppare una potenza di 1.600 cv.

Dobbiamo comunque evidenziare che l’acquisizione di un pacchetto di 150 carri interesserà un arco temporale di almeno 10 anni e avrà un costo che oscillerà tra i 4 e i 6 miliardi di euro. Tornando agli organici, resta da capire come l’Esercito avrà intenzione di distribuire i Leopard che acquisirà. Un’ipotesi potrebbe essere quella di equipaggiare una sola brigata, l’Ariete, con i Leopard, magari riattivando il 31° reggimento carri (il che faciliterebbe notevolmente la logistica) e ridistribuire i carri Ariete aggiornati alla Brigata Garibaldi e al 1° Reggimento Carri, attualmente in posizione quadro a Teulada, trasformando la Brigata Sassari in una Grande Unità Pesante. Ovviamente si tratta di ipotesi. La certezza è che decenni di incuria e di scelte sbagliate non possono essere sanate con la sola acquisizione di un mezzo, per quanto sofisticato possa essere.

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