Travolse e uccise un bambino di 11 anni, poi scappò. A quasi undici mesi dal quel 9 agosto in cui Mohanad ‘Momo’ Moubarak morì mentre andava in bici in via Bartolini, a Milano, è stato condannato a 8 anni di reclusione, con rito abbreviato, Nour Amdouni, il 20enne arrestato nove giorni più tardi per omicidio stradale con l’aggravante della fuga. La pena è stata stabilita dal giudice per l’udienza preliminare di Milano Massimo Baraldo che ha riconosciuto le attenuanti generiche all’imputato.

A metà marzo il gup Lorenza Pasquinelli aveva respinto un’istanza di patteggiamento a 5 anni, ritenendo la pena incongrua, perché troppo bassa dovendo tenere “conto della pluralità e della allarmante gravità delle violazioni al codice della strada”, da cui si può ritenere che “la predisposizione psicologica del conducente” fosse al “limite del dolo eventuale”, ossia dell’accettazione consapevole del “rischio” di mettere “in concreto pericolo la vita degli utenti della strada”.

Il 20enne aveva superato i limiti di velocità, aveva detto ancora il gup Pasquinelli, “peraltro in prossimità di un incrocio”, scriveva ancora il giudice, che aveva valutato come molto gravi i suoi comportamenti “quand’anche” si fosse “in presenza di un qualche concorso di colpa altrui”. Gravità dei fatti, concludeva il gup, testimoniata pure dalla circostanza che il giovane fosse fuggito “senza prestare alcun soccorso alla vittima”.

Come ricostruito nell’indagine della Polizia locale e del pm Rosario Ferracane, quella sera, infatti, il ventenne aveva assunto cannabinoidi, guidava con una gamba ingessata e anche se non aveva mai conseguito la patente. Si era poi costituito dopo quattro ore dalla tragedia e nei giorni successivi era arrivata per lui un’ordinanza di custodia cautelare, mai affievolita tanto che Amdouni si trova ancora in carcere.

Si è trattato di una “condotta ai limiti del dolo eventuale” e dunque “ben oltre la mera colpa”, aveva spiegato l’avvocato dei familiari di Momo, Salvatore Bottari, che si era opposto al patteggiamento. E si è arrivati, dunque, al processo con rito abbreviato (sconto di un terzo sulla pena) che si è chiuso con la condanna a 8 anni – la pena chiesta dal pm – e una provvisionale di risarcimento a favore dei familiari della vittima.

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