Il futuro dell’Ucraina è nella Nato, ma non è questo il momento. L’Alleanza Atlantica risponde alle pressioni del presidente Volodymyr Zelensky che l’aveva attaccata nelle ore che hanno preceduto il vertice di Vilnius lamentando i rinvii “assurdi e inauditi”. È il segretario generale, Jens Stoltenberg, recentemente riconfermato alla guida del Patto Atlantico fino al 1 ottobre 2024, a far capire che gli Stati menbri non hanno alcuna intenzione di farsi tirare per la giacca da Kiev, specialmente col conflitto ancora in corso.

“Saremo in grado di estendere un invito all’Ucraina ad aderire all’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte“, si legge infatti nel comunicato diffuso al termine del primo giorno di summit. Quella dell’Alleanza non è però una porta in faccia all’Ucraina e questo viene precisato proprio nelle righe successive: “Riaffermiamo l’impegno che abbiamo assunto al vertice di Bucarest del 2008 sul fatto che l’Ucraina diventerà membro della Nato – si legge nel paragrafo 11 – e oggi riconosciamo che il percorso dell’Ucraina verso la piena integrazione euro-atlantica è andato oltre la necessità del piano d’azione per l’adesione. L’Ucraina è diventata sempre più interoperabile e politicamente integrata con l’Alleanza e ha compiuto progressi sostanziali nel suo percorso di riforma. Gli alleati continueranno a sostenere e rivedere i progressi dell’Ucraina in materia di interoperabilità, nonché le ulteriori riforme del settore democratico e della sicurezza necessarie. I ministri degli Esteri della Nato valuteranno regolarmente i progressi attraverso il programma nazionale annuale adattato. L’Alleanza sosterrà l’Ucraina nel compiere queste riforme nel suo cammino verso la futura adesione”.

Una risposta decisa alle dichiarazioni della mattinata di Zelensky che, invece, aveva criticato gli alleati per le tempistiche del processo di adesione. Il presidente aveva detto di ritenere “inaudito e assurdo che non ci sia un calendario né per l’invito né per l’adesione dell’Ucraina alla Nato e che si aggiungano strane formulazioni sulle condizioni anche solo per l’invito. Rispettiamo i nostri alleati. Apprezziamo la sicurezza condivisa. E apprezziamo sempre una conversazione aperta. Ma anche l’Ucraina merita rispetto”. Zelensky ha poi detto di interpretare questo atteggiamento come un assist alla Russia, come se l’adesione dell’Ucraina alla Nato fosse un elemento di contrattazione per una futura pace con Mosca: “Sembra che non ci sia disponibilità né a invitare l’Ucraina nella Nato né a renderla membro dell’Alleanza. Ciò significa che c’è ancora la possibilità che l’adesione dell’Ucraina alla Nato sia da negoziare con la Russia. E per la Russia questo si traduce in una motivazione per continuare il suo terrore. L’incertezza è debolezza. E ne discuterò apertamente al vertice”.

Parole dure che, però, hanno soltanto provocato la reazione ferma di Stoltenberg già prima della pubblicazione del comunicato ufficiale: i leader hanno concordato che “estenderanno all’Ucraina l’invito ad entrare nell’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte – ha detto – Si tratta di un pacchetto, insieme al Consiglio Nato-Ucraina e al sostegno pluriennale, che dà un messaggio forte, positivo e unito per l’Ucraina”. E ha poi spiegato che in nessun modo l’adesione di Kiev eluderà gli step necessari: “Non c’è una timeline per il processo d’ingresso nella Nato, si basa sul raggiungimento delle condizioni, è sempre stato così”.

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