L’intervento del presidente del Senato Ignazio La Russa per mettere in dubbio il racconto della ragazza che ha denunciato il figlio Leonardo per violenza sessuale apre lo scontro anche a livello politico. E sotto accusa finiscono proprio le parole usate dal rappresentante delle istituzioni per giustificare il ragazzo. La prima a stigmatizzare le sue dichiarazioni è stata la segretaria dem Elly Schlein: “Al di là delle responsabilità del figlio, che sta alla magistratura chiarire”, ha detto, “è disgustoso sentire dalla seconda carica dello Stato parole che ancora una volta vogliono minare la credibilità delle donne che denunciano una violenza sessuale a seconda di quanto tempo ci mettono, o sull’eventuale assunzione di alcol o droghe, come se questo facesse presumere automaticamente il loro consenso”. Quindi la leader ha aggiunto: “Il presidente del Senato non può fare vittimizzazione secondaria. È per questo tipo di parole che tante donne non denunciano per paura di non essere credute. Inaccettabile da chi ha incarichi istituzionali la legittimazione del pregiudizio sessista”. Sul tema, poco dopo, è intervenuta anche Antonella Veltri, presidente della rete dei centri antiviolenza D.i.Re: “È inaccettabile in una democrazia moderna che si usino privilegi derivanti da incarichi o da ruoli politici per orientare l’opinione pubblica e indebolire la denuncia delle donne. Chiediamo al presidente della Repubblica di intervenire e mettere un freno a questo riprovevole comportamento del presidente del Senato”. Decine le dichiarazioni dei parlamentare dem che si sono uniti alla condanna di Schlein, ma anche da Alleanza Verdi-Sinistra e +Europa. Silenzio invece dalla maggioranza, mentre le agenzie di stampa parlano di irritazione del capo dello Stato (ricostruzione smentita dal Colle).

Pd: “Comportamento grave della seconda carica dello Stato”. Verdi: “Inaccettabile” – In linea con la segretaria anche il deputato Alessandro Zan: “La Russa è sconcertante”, ha scritto su Twitter, “la seconda carica dello Stato libera il figlio da ogni responsabilità, indagato in una vicenda delicata, di fatto pressando forze dell’ordine e magistratura e alimenta la narrazione tossica e perversa di colpevolezza delle vittime di violenza sessuale”. E così anche Cecilia D’Elisa, senatrice dem e portavoce nazionale della conferenza delle democratiche: “Il Presidente del Senato non dovrebbe intervenire su procedimenti penali in corso, la seconda carica dello Stato non può non sapere che le sue esternazioni di fatto potrebbero risultare pressioni indebite sul lavoro della magistratura. Le preoccupazioni di padre non possono giustificare le dichiarazioni di La Russa, che assolve il figlio e mette in discussione la parola della presunta vittima. Non spetta a lui, e non dovrebbe prestarsi a ricostruzioni che alimentano la colpevolizzazione della vittima, come ancora troppo spesso accade nei casi di violenza. È grave, molto grave, che lo faccia la seconda carica dello Stato”.

Anche per il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli, le parole di La Russa sono “inaccettabili”: “Il presidente del Senato interroga il proprio figlio, accusato di violenza sessuale, e lo scagiona: nulla di penalmente rilevante. Il fatto che la seconda carica dello Stato si renda responsabile di queste inaccettabili dichiarazioni, che attaccano la vittima e scagionano il figlio, evidenzia che le nostre istituzioni sono entrate in una fase di profonda delegittimazione a causa di comportamenti profondamente dequalificanti. È assolutamente inaccettabile la deriva che questo Paese sta prendendo con le cariche istituzionali e di governo: questa non è la Repubblica dei Fratelli d’Italia, che decidono sostituendosi alle leggi dello Stato e alla Magistratura. L’azione del Presidente del Senato è inaccettabile e irriguardoso nei confronti di una ragazza che ha denunciato una violenza sessuale. Purtroppo, ci troviamo di fronte alla solita storia: la vittima finisce per diventare l’accusata”. Per il segretario Riccardo Magi (+Europa) “è preoccupante che La Russa abbia già chiuso il caso”: “Ognuno è innocente fino al terzo grado di giudizio e capisco anche il dolore di un padre nel leggere certe accuse”, ha detto in una nota. “Ma Ignazio La Russa non è solo un padre, è anche il presidente del Senato. Soprattutto non è un magistrato, né un organo inquirente. Per questo nella nota che ha diffuso è alquanto preoccupante che abbia già chiuso il caso: ha interrogato il figlio, ne ha decretato l’innocenza, mentre la testimonianza della ragazza non è attendibile perché ‘drogata’. Per il ruolo che svolge, sarebbe stato meglio un dignitoso silenzio. Questa è invece un’ingerenza intollerabile da parte della seconda carica dello Stato verso chi sta svolgendo le indagini”.

Sull’uscita di La Russa è intervenuto in serata anche il leader di Azione Carlo Calenda, ospita di In Onda su La7. “Le parole” di Ignazio La Russa saranno dettate “da un momento di grande confusione” ma “sono parole inammissibili e credo che la ritrattazione spieghi che l’ha capito perfino La Russa. Non è compito suo interrogare e determinare se penalmente” il figlio “ha ragione o no, sono tutte cose che vanno trattate con grande delicatezza ma non è la prima volta che esce in modo inappropriato”.

Il silenzio della maggioranza – Pochissime le reazioni arrivate invece dal governo. Tanto che, dietro i silenzi ufficiali dell’intera maggioranza su questa denuncia di violenza sessuale, le agenzie di stampa hanno fatto circolare la ricostruzione secondo cui alla premier non siano piaciuti i toni delle prime dichiarazioni del presidente del Senato, con la “certezza” sull’innocenza del ragazzo e i “molti interrogativi” sulla denuncia presentata 40 giorni dopo. Parole seguite da una precisazione nel giro di tre ore. Intanto il capo dello Stato Sergio Mattarella, in questo delicato momento politico, si trova in missione in Sudamerica. E – secondo i ragionamenti che si fanno in ambienti parlamentari di maggioranza e opposizione – starebbe seguendo con una certa irritazione le vicende romane. Anche se fonti del Colle interpellate al riguardo hanno precisato che non c’è nessuna reazione del presidente e qualsiasi ricostruzione giornalistica sullo stato d’animo del capo dello Stato è pura invenzione.

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Schlein: “È per parole come quelle di La Russa che tante donne non denunciano. Legittima i pregiudizi sessisti”

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