Doveva essere il progetto per caratterizzare la presenza dei cristiano sociali bavaresi (la CSU) al governo della Germania – erano gli alleati della CDU di Angela Merkel – ed è invece diventato il monumento all’arroganza del ministro federale dei Trasporti Andreas Scheuer (e del suo predecessore Alexander Dobrindt, suo compagno di partito) che lo ha portato avanti.

Doveva portare soldi allo Stato e ha finito per costare 243 milioni ai contribuenti. Perché questa è la somma sulla quale il liberale Volker Wissing, responsabile del dicastero nell’attuale esecutivo di coalizione con i Verdi e a guida socialdemocratica (il cancelliere è Olaf Scholz), si è accordato con la Autoticket GmbH per chiudere il contenzioso aperto 4 anni fa.

Il caso è quello del pedaggio autostradale sulle rete tedesca che la CSU pretendeva di far pagare ai soli automobilisti stranieri. Molti dubbi avevano accompagnato il progetto che anche il governatore della Baviera Horst Seehofer aveva sostenuto ricordando come i turisti della Germania pagassero la “gabella” all’estero. Seehofer aveva sempre omesso di dire che all’estero non esistono esenzioni come quelle che aveva previsto il “suo” ministro dei Trasporti.

Scheuer aveva tirato dritto fino a quando l’Austria, sostenuta dai Paesi Bassi, non si era vista dare ragione dalla Corte Europea, che aveva giudicato discriminatorio il provvedimento. Solo che governo e Parlamento avevano già approvato il pedaggio e ancora prima del giudizio il ministro aveva assegnato incarichi e appaltato i lavori per l’approntamento del sistema di riscossione, che era andato alla joint venture tra la tedesca CTS Eventim e l’austriaca Kapsch Trafficcom, la Autoticket GmbH appunto.

Per evitare la procedura d’infrazione europea, Scheuer aveva inserito la “vignetta” annuale nella tassa di circolazione tedesca, salvo poi decurtarla praticamente della stessa cifra in base al tipo di veicolo e alle relative emissioni. Ma l’esclusione valeva solo per le auto con targa tedesca.

L’idea del pedaggio è vecchia di dieci anni (2013), anche se la firma del contratto con la società di gestione risale alla fine del 2018. L’intesa includeva l’avvio della riscossione entro la fine del 2020 per una durata di 12 anni. Alla Autoticket GmbH sarebbero toccati 2,1 miliardi di euro, mentre l’erario avrebbe dovuto incassare circa 500 milioni l’anno.

Il verdetto dei giudici europei è arrivato nell’estate del 2019 e Scheuer aveva immediatamente rescisso unilateralmente i contratti con la società, dopo che la stessa aveva perfino proposto nel 2018 di attendere il pronunciamento della Corte. Per evitare un contenzioso molto lungo e costoso (un precedente è quello sul pedaggio per i veicoli pesanti che aveva impegnato Stato e privati per 13 anni e le cui sole spese legali erano ammontate a circa 250 milioni) la Autoticket GmbH (che aveva inizialmente avanzato una richiesta di 560 milioni) e il ministero si sono accordati su una cifra per “limitare i danni”, almeno secondo Wissing. Il quale ha anche dichiarato di trovare “incomprensibile” come il suo predecessore abbia potuto sottoscrivere simili accordi prima del giudizio. La Baviera voleva far pagare le autostrade della Germania agli stranieri e ha finito per far pagare (ancora di più) tutti i tedeschi.