L’unità sindacale va in frantumi sul salario minimo con i segretari di Uil e Cisl che sfiorano gli insulti a causa della divergenza di vedute sulla paga minima oraria che le opposizioni vorrebbero introdurre per legge. La proposta annunciata dalle minoranze – che fissa una soglia minima di 9 euro l’ora – non è ancora stata depositata alla Camera, ma ha rianimato la polemica su una misura che tiene banco da oltre un anno. E ognuno è rimasto dal proprio lato della barricata: da una parte Cgil e Uil, insieme a Pd e Movimento 5 Stelle, che caldeggiano l’introduzione della misura in Italia, insieme ad una legge sulla rappresentanza, sulla scia della direttiva Ue approvata nel 2022; dall’altra la Cisl, che spinge invece per rafforzare la contrattazione, spostandosi di fatto verso la maggioranza guidata da Giorgia Meloni, che sbarra la porta: “Non ci si arriva per legge”. Lo stesso concetto espresso dal segretario Luigi Sbarra, che ha scelto Il Riformista diretto da Matteo Renzi, l’unico leader dell’opposizione a non appoggiare la proposta di legge, per ribadire il concetto e rispondere al numero della Uil Paolo Bombardieri che lunedì lo aveva criticato.

“Non sono abituato a commentare le dichiarazioni dei colleghi. Dico che il salario minimo serve perché in questo Paese ci sono tre milioni di lavoratori che stanno sotto quella soglia. I numeri parlano chiaro, soprattutto quelli del Cnel, che dicono che la maggior parte dei contratti firmati da Cgil, Cisl, Uil è sopra quella soglia. C’è però un problema di un lavoro sottopagato, dei contratti pirata firmati anche da sindacati gialli che spesso il governo chiama al tavolo e che dialogano molto bene con Sbarra”, le parole di Bombardieri in una risposta ‘laterale’ al no di Sbarra. Apriti cielo. “Il segretario della Uil Bombardieri farebbe bene a contare fino a cento prima di parlare della Cisl”, la risposta stizzita di Sbarra che definito “gravi e farneticanti” le parole del segretario della Uil.

“Contrariamente a qualcun altro, in questi anni noi abbiamo sempre contestato e contrastato accordi di comodo firmati da sindacati gialli”, ovvero quelle organizzazioni sindacali che storicamente, sia negli Stati Uniti che in Francia e poi in Italia, furono sostanzialmente messe fuorilegge perché costituite dai datori di lavoro. Il termine è oggi rimasto nell’uso comune per indicare quelle organizzazioni sindacali di fatto asservite e tendenti a tutelare interessi diversi – datoriali o governativi – da quelli dei lavoratori. Un’accusa grave, quella di Bombardieri, che fotografa lo scollamento tra i tre sindacali confederali. E lo scontro a distanza è proseguito senza sconti: “Io non ho espresso giudizi sulla Cisl e su Sbarra, ho solo preso atto di alcuni fatti. Non era un’offesa nei confronti della Cisl e di Sbarra e sono rimasto molto sorpreso dalla sua risposta. Evidentemente c’è qualcos’altro”, ha detto ancora il segretario generale della Uil in maniera sibillina.

“Noi abbiamo al tavolo del governo due nuove organizzazioni sindacali autonome, quindi c’è un primo tema, se le organizzazioni sindacali autonome e quelle confederali hanno gli stessi valori e gli stessi principi. Poi ho riscontrato che Sbarra ha partecipato ad alcuni congressi ai quali ha partecipato tutto il governo, e ha inaugurato sedi con i sindacati che stanno a quel tavolo”, ha ricordato Bombardieri sottolineando che “spesso Sbarra ha detto che facciamo parte di un sindacato che dice sempre no, che siamo un sindacato antagonista” mentre tra la Cisl, i sindacati autonomi e il governo ci sono stati quei “fatti” che lasciano “vedere un rapporto più stretto”. La Cisl, in ogni caso, tiene il punto e Sbarra è tornato a ribadire a Il Riformista di Renzi la posizione sostanzialmente tenuta dal governo: “Sarebbe molto bello abolire sfruttamento e bassi salari con un numero fissato in Gazzetta ufficiale. Purtroppo, non è così”. Di più: “Si rischia anzi di peggiorare la situazione, alimentando il sommerso e schiacciando le retribuzioni medio-alte. Il salario minimo ci vuole, ma deve essere di natura contrattuale: deve scaturire, settore per settore, dai trattamenti economici dei contratti nazionali prevalenti”.

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