Gli Stati Uniti tornano nell’Unesco e chiudono così un capitolo lungo cinque anni, iniziato con l’uscita dall’organizzazione dell’Onu decisa nel corso dell’amministrazione Trump. Il rientro è stato sancito con la votazione dei Paesi membri e a votare a favore del rientro degli States sono state 132 nazioni, a fronte di 15 astenuti e 10 contrari, fra i quali Iran, Siria, Cina e Russia.

Aveva fatto molto discutere la decisione dell’ottobre 2017 formalizzata da una comunicazione dell’allora segretario di Stato, Rex Tillerson, e diventata realtà il 31 dicembre 2018. Già nel 2011, però, Washington aveva sospeso i finanziamenti all’agenzia in seguito al riconoscimento della Palestina come suo membro. La decisione “non è stata presa a cuor leggero – aveva precisato nel 2017 il Dipartimento di Stato – e riflette le preoccupazioni degli Stati Uniti per il crescente arretramento dell’Unesco, per la necessità di una fondamentale riforma dell’organizzazione e per i suoi persistenti pregiudizi anti-Israele“.

Una mossa che aveva attirato i complimenti del premier Benjamyn Netanyahu: “La decisione del presidente Trump è coraggiosa e morale, perché l’Unesco è diventato un teatro dell’assurdo e perché piuttosto che preservare la storia la distorce”.

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