Markus Duesmann aveva atteso quasi due anni, dal luglio del 2018 all’aprile del 2020, prima di poter assumere il prestigioso incarico di amministratore delegato di Audi: il suo precedente datore di lavoro, Bmw, non gli aveva concesso la liberatoria per il passaggio alla concorrenza. Oltre venti mesi di pazienza per poi restare alla guida della casa dei Quattro Anelli poco più del doppio. Dal primo settembre, esattamente un anno dopo che Oliver Blume è subentrato a Herbert Diess alla guida del Gruppo Volkswagen, il suo posto verrà preso da Gernot Döllner (nella foto), che non ha solo trascorsi importanti in Porsche, ma dal 2021 era responsabile della strategia di prodotto e di gruppo dell’intero colosso di Wolfsburg, oltre che della segreteria generale.

Il comunicato che ha ufficializzato il siluramento del fresco 54enne manager tedesco è arrivato da Ingolstadt dopo la seduta del Consiglio di Sorveglianza. A Duesmann è stato accordato l’“onore delle armi” con i ringraziamenti del presidente del CdS, Manfred Döss, per “l’importante lavoro svolto durante il mandato in Audi”. Ufficialmente ha “apportato lungimiranza e visione del futuro nel pianificare e portare avanti decisioni strategiche fondamentali, tra cui, in primo luogo, la strategia di elettrificazione”. Non troppo ufficiosamente, stando anche alla prima pagina di martedì di Handelsblatt, il quotidiano economico finanziario della Germania, proprio la stagnazione del processo di conversione a zero emissioni, oltre che i risultati sotto le aspettative in Cina, sarebbero tra le ragioni dell’avvicendamento.

Nella nota, lo stesso Döss precisa infatti che “in questo momento, Gernot Döllner è la persona giusta per rafforzare ulteriormente la strategia di prodotto dell’azienda e la posizione nei mercati chiave”. Con l’allontanamento di Duesmann termina così anche la “colonizzazione” degli ex top manager di Bmw nel gruppo Volkswagen: dopo la risoluzione del contratto con Diess, Blume ha imposto un passo indietro a Murat Aksel (capo degli acquisti) e Hildegard Wortmann (responsabile delle vendite), che pur mantenendo l’incarico non fanno più parte del board.

Döllner, che è un ingegnere, conosce i meccanismi del gruppo, nel quale è entrato come dottorando nel 1993. Si è fatto le ossa in Porsche, marchio per il quale è stato anche responsabile dei concept e di Panamera. Depongono verosimilmente a suo favore le relazioni sviluppate nel corso degli anni con gli ingegneri di Audi, con i quali pare che l’ormai ex Duesmann abbia avuto invece diverse frizioni.

Un po’ come Blume, anche Döllner è considerato un uomo del dialogo (a Stoccarda guidava una Taycan, mentre a Wolfsburg si spostava su una ID.3), anche se, a quanto pare, non esita troppo prima di assumere decisioni importanti. E di quelle ne dovrà prendere parecchie nei prossimi mesi perché i rivali premium Bmw e Mercedes hanno preso il largo e Tesla potrebbe superare Audi entro fine anno come numero di immatricolazioni, a livello globale (con eccezione dell’Italia, dove il costruttore di Ingolstadt continua ad essere leader nel mercato premium). Per non parlare della sfida con i costruttori cinesi, tipo la BYD. E perché entro il 2025 Audi ha in programma 20 nuovi modelli, 10 dei quali a zero emissioni.

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