Contro l’obesità arrivano nuovi farmaci che promettono risultati portentosi. La stessa ricercatrice Antonella Viola ne parla con entusiasmo su La Stampa. Si tratta di farmaci che agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale per regolare l’appetito e il metabolismo. In questo modo possono modificare i processi che regolano la fame, la sazietà e il metabolismo energetico. Tra i farmaci che presentano ottimi risultati c’è un agonista del recettore dell’ormone GLP-1. Il principio attivo si chiama Semaglutide (2,4 mg) e il suo nome commerciale è Wegovy. Come funziona? Il gluacogone-like peptide 1 è l’ormone che l’intestino rilascia dopo un pasto. Rallenta lo svuotamento gastrico e favorisce la sensazione di sazietà. Il farmaco è simile al GLP-1 naturale. Ma più stabile nel tempo. Ma i nuovi farmaci anti-obesità hanno la capacità di affrontare non solo la riduzione del peso ma anche le comorbidità associate all’obesità. Per esempio, il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. E possono anche migliorare la sensibilità all’insulina, ridurre i livelli di zucchero nel sangue e abbassare la pressione arteriosa. L’uso di questi farmaci, ha sottolineato Viola, spiega anche che molte delle caratteristiche che abbiamo sempre ritenuto legate solo a una questione di volontà e di autocontrollo, facilitando il giudizio negativo sulle persone obese, sono invece il semplice risultato di una biochimica favorevole o svantaggiosa.

Il farmaco Semaglutide è commercializzato in Italia a dosaggi minori, ed è un farmaco d’elezione previsto per i diabetici. Per gli obesi non malati di diabete, che cosa abbiamo disponibile? “Attualmente i farmaci per le persone affette da obesità non sono prescrivibili a carico del Sistema sanitario nazionale”, spiega al Fatto Quotidiano.it Frida Leonetti, Professore Associato di Endocrinologia Università Sapienza e Direttore UOC Diabetologia Universitaria, Ospedale SM Goretti, Latina. “Purtroppo, l’obesità non è ancora una malattia inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e non gode di esenzione come per le altre malattie croniche. Il costo dei farmaci pesa quindi tutto sul paziente, a eccezione delle persone con diabete che possono avere la prescrizione gratuita della Semaglutide fino a un massimo di 1 mg (Ozempic) a settimana. Analogamente abbiamo in Italia la Liraglutide a carico del SSN fino a 1,8 mg (Victoza) al giorno e sempre solo in presenza di diabete; mentre nelle dosi fino a 3 mg al giorno (Saxenda) è a carico delle persone con obesità”.

È sufficiente affrontare l’obesità solo con un approccio farmacologico? Quanto è necessario agire anche sullo stile di vita?
Agire sullo stile di vita è necessario ma non sufficiente, soprattutto nelle persone con obesità di alto grado. La terapia farmacologica agisce anche facilitando l’implementazione di uno stile di vita sano regolamentando l’azione dei centri dell’appetito e della sazietà. Sono farmaci ‘intelligenti’ che contribuiscono a riequilibrare i centri che regolano il nostro comportamento alimentare che sono mal allineati nell’obesità”.

Quanto funziona un farmaco come la Semaglutide per ridurre l’obesità? Presenta effetti indesiderati o collaterali?
“La Semaglutide ha dimostrato un’importante efficacia nel calo ponderale che avviene già nei primi mesi di terapia e che si assesta intorno a 18% del peso corporeo di partenza. Può dare in particolare nausea nelle prime settimane ed è per questo che la dose è crescente con aumento mensile, arrivando attualmente al massimo di 1 mg a settimana dopo almeno due mesi di terapia. È importante sottolineare che oltre al peso corporeo questa classe di farmaci ha mostrato di ridurre significativamente il rischio cardiovascolare globale delle persone che li assumono”.

Anche in Italia, sono allo studio farmaci analoghi solo contro l’obesità. Con quali prospettive?
“Sono in corso studi su molti farmaci indicati solo per l’obesità e che si stanno mostrando sempre più efficaci. Tra questi, il più vicino alla commercializzazione è la Tirzepatide (Mounjaro) già in uso in altri Paesi”.

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