Hanno appena cominciato a celebrare (prima serata in mondovisione il 16 giugno scorso) il centenario del cartellone lirico dell’Arena di Verona, eppure in riva all’Adige continuano a suonarsele di santa ragione. Sembrava che la guerra lanciata dal centrodestra a sostegno dell’ex sovrintendente Cecilia Gasdia di Fratelli d’Italia (riconfermata a inizio anno) si dovesse placare con l’apertura delle scene. Invece gli strappi e gli affronti maturati durante l’inverno hanno provocato un’ulteriore, insanabile frattura nel consiglio di indirizzo della Fondazione Arena di Verona, presieduto da Damiano Tommasi, sindaco di centrosinistra. In consiglio siedono tre rappresentanti dell’amministrazione comunale (sindaco compreso) che sono ormai una minoranza in tutte le decisioni, stretti nella morsa dei quattro consiglieri di maggioranza (e di centrodestra) che non solo hanno rinominato Gasdia, ma adesso hanno anche cercato di legittimare il golpe societario che aveva portato a mettere le mani su ExtraLirica, la società che gestisce l’organizzazione degli altri spettacoli dell’Arena. Una gallina dalle uova d’oro, un territorio controllato fino ad autunno da Gianmarco Mazzi che la presiedeva e che è poi diventato non solo parlamentare di FdI, ma anche sottosegretario alla cultura.

La frattura definitiva si è consumata nell’ultimo consiglio di indirizzo, ma il contorno non è meno sconcertante, viste le proteste del personale e degli orchestrali per una programmazione delle prove definita approssimativa. Tommasi si è presentato all’incontro in Fondazione deciso a far valere il proprio diritto nella nomina del cda di Arena di Verona srl, che gestisce l’ExtraLirica. Il 15 marzo era stato depositato in Camera di Commercio l’atto con cui erano stati indicati i tre nuovi componenti: presidente Cecilia Gasdia, consiglieri Gianfranco de Cesaris (ex amministratore delegato di Fondazione) e Flavio Piva (ex componente del consiglio di indirizzo). Peccato che Tommasi non ne sapesse nulla, nonostante la società sia di proprietà del Comune di Verona.

Alla riunione della resa dei conti il sindaco era accompagnato dall’avvocato Lamberto Lambertini, autore di un parere, inviato anche al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano di Fratelli d’Italia, con cui contestava la legittimità della nomina del cda di ExtraLirica, motivando il ricorso al Tribunale delle impese da parte dell’amministrazione locale. I revisori dei conti sono usciti per protesta contro la presenza dell’avvocato. Poi anche il sindaco se n’è andato (con i consiglieri di centrosinistra, Marilisa Allegrini e Stefano Soso), convinto di aver messo fine alla seduta. Invece sono rimasti gli altri quattro consiglieri: Serena Cubico per il Ministero, Federico Pupo per la Regione Veneto, Samuele Marconcini per Generali-Cattolica e Giuseppe Riello per la Camera di Commercio. Non solo hanno approvato il bilancio e ratificato le decisioni della Gasdia, ma hanno ratificato le nomine del contestato cda di Extralirica.

In questo modo hanno dato corso al parere del ministero della Cultura secondo cui bastava una nuova ratifica di Fondazione per formalizzare la nomina di Gasdia, De Cesaris e Piva. L’avvocato Lambertini, invece, sostiene che quelle nomine siano insanabili, per questo il Comune di Verona intende mantenere la causa che vede l’udienza per la richiesta di sospensiva fissata al 19 luglio. Commento di Tommasi: “Ogni tentativo di agire in modo legittimo e corretto a quanto pare risulta vano. Sembra che non ci siano altre strade che ricorrere al vaglio dei giudici. E tutto ciò mi riempie di amarezza”. Feroce comunicato dell’assessore Michele Bertucco e della consigliera Jessica Cugini di In Comune per Verona-Sinistra Civica Ecologista: “Continua l’arroganza. Alla richiesta di dialogo del presidente Tommasi si risponde con la farsa. Revisori che entrano ed escono a seconda del cambio di scena richiesto da chi tira i fili seguendo l’ennesimo canovaccio: non rispondere nella trasparenza e continuare a muoversi in clandestinità”. Si riferiscono a Cecilia Gasdia, “che fa e disfa a suo piacimento, forte della sponda governativa” e si interrogano su “qual è il ruolo che gioca il sottosegretario Mazzi”.

Come non bastasse, gli orchestrali sono insorti in vista della prima del Barbiere di Siviglia (oggi 24 giugno). Le “prime parti dell’orchestra” (i primi suonatori degli strumenti) hanno scritto al direttore artistico Cecilia Gasdia, protestando e affermando che “non si assumono la responsabilità artistica delle recite e della ripresa video Rai del 24 giugno, a fronte anche dell’unico giorno di assieme calendarizzato”. Non assicurano “un risultato artistico ottimale dello spettacolo” per scarsità di prove. I rappresentanti sindacali denunciano poi l’“inefficienza organizzativa” che avrebbe condizionato la preparazione degli spettacoli anche per quanto riguarda le scene.

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