Il governo francese ha sciolto il collettivo ecologista “Soulèvements de la Terre”. L’annuncio è arrivato dallo stesso ministro dell’Interno Gérarard Darmanin dopo il via libera dell’esecutivo: “Nessuna causa giustifica gli atti particolarmente numerosi e violenti che questo gruppo chiama e provoca”, ha sostenuto su Twitter. E il portavoce del governo Olivier Veran, subito dopo il consiglio dei ministri, ha ribadito: “L’uso della violenza non è legittimo secondo lo stato di diritto ed è questo che viene punito”. Gli avvocati del collettivo hanno già dichiarato che faranno ricorso davanti alla Corte costituzionale. E gli attivisti su Twitter hanno subito rilanciato: “Non si scioglie una rivolta”. In loro difesa si sono schierate numerose associazioni e parlamentari.

La proposta di scioglimento da parte del governo era arrivata dopo le proteste di Sainte-Soline in difesa dei bacini idrici del 25 marzo scorso. La manifestazione, convocata nel pieno dei cortei contro la riforma delle pensioni di Macron e in un clima di grossa tensione a livello nazionale, era stata duramente repressa dagli agenti e si era trasformata in una vera e propria guerriglia. Dopo quell’episodio, associazioni e parlamentari della sinistra radicale ed ecologisti hanno manifestato contro le violenze della polizia e in difesa dei manifestanti. Attivisti del collettivo ecologista hanno partecipato anche alle manifestazioni contro la Tav Torino-Lione in Val Maurienne, avvenute il weekend scorso. Mercoledì 21 giugno, l’annuncio del governo che ha proceduto allo scioglimento. Nello stesso giorno, su Libération, è uscita una tribuna in difesa del collettivo che ha raccolto le firme di numerosi eletti: dall’ecologista Sandrine Rousseau a Mathilde Panot. Anche l’ex ministra della Transizione ecologica Barbara Pompili, sempre al quotidiano francese, ha fatto sapere di essere “infastidita” dalla decisione dell’esecutivo.

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