Sono 41 le persone uccise durante un attacco terroristico contro la scuola secondaria Lhubiriha, a Mpondwe, distretto di Kasese, in Uganda, poco distante dal confine con la Repubblica Democratica del Congo. Secondo quanto dichiarato dal sindaco del villaggio ugandese, tra i morti ci sarebbero 38 studenti, insieme ad una guardia e due membri della comunità locale, questi ultimi uccisi fuori dall’istituto. Le autorità temono inoltre che altri studenti – almeno sei – siano stati rapiti durante l’incursione.

I fatti risalgono alla notte tra il 16 e il 17 giugno: secondo quanto riportato dal Daily Express, esercito e polizia sono adesso impegnati in un’operazione di ricerca degli uomini armati – che secondo le ultime informazioni sarebbero stati individuati – nel parco nazionale dei Virunga. Secondo le autorità, i responsabili dell’attacco (gli aggressori a quanto pare sarebbero cinque) sono le Forze Democratiche Alleate (Adf), gruppo di ribelli islamici già accusato di altre aggressioni a danno dei civili negli ultimi anni, in particolare contro comunità in zone remote del Congo Orientale.

Nel dormitorio annesso all’istituto colpito, una scuola privata con oltre 60 studenti – di cui la maggior parte a convitto – che si trova a due chilometri circa dal confine, al momento dell’offensiva dormivano una cinquantina di studenti. Il dormitorio sarebbe stato dato alle fiamme e nelle vicinanze sarebbe stato saccheggiato anche un negozio di alimentari.

I cadaveri sono stati successivamente recuperati e trasferiti all’ospedale di Bwera, mentre altre otto persone si trovano attualmente in condizioni critiche. Secondo quanto reso noto dal generale dell’esercito dell’Uganda Dick Olum, alcuni ragazzi sarebbero stati bruciati o pestati a morte, mentre la maggior parte delle studentesse sarebbe stata rapita.

Joe Walusimbi, funzionario che rappresenta il presidente dell’Uganda a Kasese, ha dichiarato all’Associated Press che le autorità stanno ancora verificando il numero esatto delle vittime e dei rapiti, aggiungendo che durante l’attacco “Alcuni corpi sono stati bruciati in modo irriconoscibile”.

L’Adf (Allied Democratic Forces) da tempo si oppone al governo del presidente ugandese Yoweri Museveni, alleato degli Stati Uniti per la sicurezza, che è al potere dal 1986. Fondato all’inizio degli Anni 90 in Uganda, il gruppo è stato poi costretto a fuggire nel Congo orientale, dove molti ribelli riescono a operare grazie al controllo limitato da parte del governo centrale.

L’Adf è affiliata allo Stato Islamico e l’ultimo attacco risale a marzo scorso, quando almeno 19 persone sono state uccise in Congo da sospetti suoi militanti. Per anni le autorità ugandesi hanno promesso di rintracciare i militanti dell’Adf “in patria e all’estero”. Nel 2021, l’Uganda ha lanciato attacchi aerei e di artiglieria congiunti in Congo contro i ribelli.

Winnie Kiiza, influente leader politico ed ex legislatore della regione, ha condannato il “vile attacco” su Twitter, affermando che “gli attacchi alle scuole sono inaccettabili e costituiscono una grave violazione dei diritti dei bambini“, visto che le scuole dovrebbero sempre rappresentare “un luogo sicuro per ogni studente”.

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