I pm di Roma contestano l’omicidio stradale a Matteo Di Pietro, il 20enne YouTuber che mercoledì sera, alla guida del Suv Lamborghini coinvolto nell’incidente a Casal Palocco, ha causato la morte di un bambino di cinque anni, oltre al ferimento della madre e della sorellina. Di Pietro, inoltre, è risultato positivo ai cannabinoidi nel test effettuato dopo l’incidente. A bordo dell’auto c’erano cinque giovani, membri dei TheBorderline, canale YouTube da 600mila iscritti. Secondo una prima ricostruzione, Di Pietro e i suoi amici stavano girando il video di una “challenge” – le sfide da postare sul web – quando è avvenuto l’incidente con la Lamborghini Urus presa a noleggio per due giorni. Al vaglio degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, anche la posizione degli altri 20enni presenti nell’auto. Nei loro confronti potrebbe essere contestato il concorso nel caso in cui venisse accertato che nelle fasi precedenti allo schianto stessero girando un video da postare poi sui social, incitando il ragazzo alla guida.

I rilievi e il sequestro dei cellulari
La Procura affiderà una consulenza tecnica per accertare a che velocità stesse viaggiando il Suv Lamborghini che ha travolto la Smart alle 15.45 in via Archelao di Mileto, all’incrocio con via di Macchia Saponara, tra Acilia e Casal Palocco. Lo scontro è stato violento e i rilievi non hanno evidenziato la presenza di segnali di frenata. Gli agenti della polizia Locale di Roma Capitale intanto sono al lavoro sui cellulari delle cinque persone che erano a bordo del Suv, che era stato preso a noleggio. Le forze dell’ordine hanno sequestrato i telefonini e vogliono verificare chi stava girando i video nelle fasi precedenti allo schianto. Gli inquirenti hanno, inoltre, acquisito le immagini delle telecamere presenti in zona che potrebbero avere ripreso le fasi del tragico incidente.

Le sfide filmate per YouTube
A confermare l’ipotesi che i giovani a bordo stessero svolgendo una sfida da pubblicare poi sui social, anche un filmato di 15 secondi comparso in rete in cui uno dei ragazzi, Vito Loiacono, afferma: “Secondo giorno in Lamborghini, per adesso tutto bene”. I giovani a bordo facevano appunto parte dei TheBorderline, un canale YouTube che posta video di challenge. Matteo Di Pietro era uno dei fondatori del canale, insieme a Marco Ciaffaroni, anche lui presente nella Lamborghini secondo il Corriere della Sera. Già in passato avevano registrato dei filmati a bordo di un auto. Una challenge era intitolata: “Vivo 50 ore in macchina“. L’ipotesi è che stesse girando un video con gli stessi contenuti da postare poi su YouTube. “Il trauma che sto provando è indescrivibile. Ci tengo solo a dire che io non mi sono mai messo al volante e che sto vicinissimo alla famiglia della vittima”, è il post comparso sulla pagina Instagram di Loiacono dopo i fatti.

I testimoni: “Filmavano anche dopo l’incidente”
“Dopo l’incidente continuavano a filmare, il papà di un altro bambino li ha ripresi e ha discusso con i ragazzi”, racconta Alessandro Milano, amico della famiglia e papà di compagno di classe della vittima. “Filmavano e il bimbo era morto”, ripete Milano all’Ansa. “Questa macchina sfrecciava da giorni. Mi è rimasta impressa perché era molto bella come auto, ma dentro di me, vedendo alla velocità in cui andava, ho pensato: questi se prendono qualcuno lo uccidono”, ha raccontato una signora del quartiere. Un altro abitante della zona spiega che il proprietario della concessionaria Skylimit rent, che ha noleggiato l’auto ai ventenni, “è venuto dopo l’incidente ed era arrabbiato perché la macchina era rotta“.

Con un post è intervenuto anche il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini: “Noi possiamo anche studiare, proporre ed approvare un nuovo Codice della Strada, come stiamo facendo, aumentando educazione, controlli e sanzioni, per proteggere e salvare vite. Ma di fronte a certa stupidità, che si trasforma in tragedia, ci si può solo fermare”, afferma il vicepremier e leader della Lega. Poi Salvini aggiunge: “Sperare in punizioni esemplari (rimuovendo anche le pagine social ai responsabili), pregare per chi non c’è più, abbracciare chi è sopravvissuto”.

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