Capacità“, “intraprendenza“, la storia di una famiglia come quella di tanti italiani “con pochi soldi e molte speranze“, di un politico che ha “impedito che i post comunisti prendessero il potere”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sceglie di scrivere una lettera al Corriere della Sera per ricordare Silvio Berlusconi, nel giorno dei funerali di Stato in programma al Duomo di Milano. Dal suo punto di vista, quello dell’attuale leader del centrodestra “inventato” da Berlusconi, i punti politici fondamentali della lettera sembrano due. Il primo: Berlusconi ha vinto e i suoi avversari hanno perso. “Sul suo nome gli italiani si sono divisi e il giudizio della storia sarà diverso da quello della cronaca. Più sereno, meditato ed equilibrato – scrive la premier – C’è chi lo ha combattuto politicamente con lealtà e chi invece ha usato mezzi impropri per provare a sconfiggerlo. Anche questo è un dato sul quale riflettere, per l’oggi e il domani, perché alla fine di questa storia i suoi avversari hanno perso”. Il secondo punto politico è “la grande eredità che Berlusconi lascia all’Italia. Ne sapremo fare buon uso”, assicura Meloni un po’ pensando all’Italia un po’ pensando probabilmente alla sua esperienza governo appena cominciata.

Nel suo ricordo Meloni vuole sottolineare che “Berlusconi faceva parte della borghesia imprenditoriale di Milano non per eredità e lignaggio, ma per capacità e intraprendenza“. Anzi, denuncia la capa del governo, troppi “stereotipi su di lui si addensano in queste ore”. “La storia della famiglia di Berlusconi – aggiunge infatti – è quella di tanti italiani che nel Dopoguerra, con pochi soldi e molte speranze, si sono battuti per migliorare la loro condizione e quella dei propri figli, realizzando quello che è stato chiamato il miracolo italiano“. E dunque, spiega ancora la leader di Fratelli d’Italia, “la naturale empatia che molti italiani provavano per Berlusconi deriva da qui: dall’essere uno di loro, uno che ce l’aveva fatta e che non apparteneva a quei mondi esclusivi e inaccessibili, tipici delle storiche famiglie influenti italiane”.

Poi, appunto, oltre la storia dell’imprenditore che si è fatto da solo ormai nota, il paragrafo dedicato alla politica. “La sua cavalcata nella cronaca è diventata storia perché, a un certo punto, il suo modo di essere nella vita privata è diventato una svolta pubblica (il riferimento è alla “discesa in campo” del 1994, ndr) una reazione di fronte alla parabola che in Italia stava assumendo la storia dopo il crollo del Muro di Berlino. Berlusconi ha impedito che i post comunisti prendessero il potere in Italia pochi anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che aveva sancito la fine del comunismo in Europa (peraltro ritardando questo avvento di soli due anni, ndr). Un paradosso storico evitato dalla sua decisione di fondare Forza Italia e federare le forze politiche del centro, della destra e il movimento leghista. È questa, in fin dei conti, la grande colpa che la sinistra non gli ha mai perdonato. Il suo ingresso nell’arena della politica ha accelerato i processi di trasformazione che erano già in corso a destra e a sinistra. Berlusconi ebbe il tempismo e colse il momento. Quella che doveva essere una lunga stagione di governi di estrazione socialista, senza reali alternative nel campo moderato, si è trasformata nell’era dell’alternanza al governo tra centrodestra e centrosinistra, dando all’Italia una dimensione occidentale e contemporanea, rafforzando così l’intera Nazione a livello internazionale”. La conclusione di Meloni è che “della sua figura prevalgono le molte luci, sul piano umano e ancor di più su quello politico, essendo stato da leader di partito e da presidente del Consiglio un formidabile difensore del nostro interesse nazionale e del nostro tessuto produttivo e sociale”.

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