La ketamina, assunta sotto forma di spray nasale, potrebbe essere un trattamento sicuro ed efficace per contrastare i sintomi dell’emicrania cronica refrattaria. Lo ipotizza lo studio, condotto dal professor Michael Marmura del Dipartimento di Neurologia della Thomas Jefferson University a Philadelphia, pubblicato sulla rivista open access Regional Anesthesia & Pain Medicine. La ketamina è un farmaco anestetico che, assunto a dosaggi inferiori di quelli necessari per l’anestesia, agisce sul sistema nervoso centrale come un potente psichedelico, producendo una sensazione di dissociazione tra mente e corpo e può indurre a assuefazione. La ketamina intranasale, secondo i ricercatori, si pone come valida alternativa per la cura dell’emicrania, in sostituzione alla consueta terapia ambulatoriale tramite infusione endovenosa. La minaccia di un uso eccessivo, che potrebbe generare dipendenza, implica, però, che questo trattamento sia riservato solo a coloro in cui altri approcci terapeutici hanno fallito.

Diversi studi clinici hanno dimostrato che la ketamina per via endovenosa è efficace per la cefalea cronica. “In genere l’impiego di ketamina richiede l’intervento di uno specialista del dolore per regolare la dose e monitorare gli effetti collaterali, limitando così il suo uso negli ambulatori”, ha dichiarato Marmura. Gli scienziati, per testare l’efficacia della ketamina spray, hanno esaminato gli esiti e le esperienze di pazienti con emicrania cronica resistente al trattamento, a cui è stato somministrato lo spray nasale di ketamina per l’emicrania cronica refrattaria, tra gennaio e febbraio 2020, presso un unico centro specializzato in cefalee. Durante questo periodo, a 242 persone è stato prescritto uno spray nasale di ketamina, di cui 169 erano donne con un’età media 44 anni.

Il 67,5% dei partecipanti allo studio ha riferito di soffrire di cefalea quotidiana e quasi l’85% ha provato più di tre tipi di farmaci preventivi. Durante la ricerca, al 25% e al 28% dei pazienti è stato offerto lo spray nasale di ketamina rispettivamente prima e dopo l’infusione endovenosa di ketamina; mentre, il 47% non ha mai ricevuto ketamina per via endovenosa. Le ragioni più comuni per cui gli intervistati hanno richiesto di usare la ketamina spray nasale sono molteplici. Il 59% e il 31% hanno fatto, rispettivamente, domanda di ricevere la terapia per risposte parziali a antidolorifici e a farmaci preventivi, il 22,5% ne ha fatto richiesta per aver riscontrato in precedenza benefici dall’uso della ketamina per via endovenosa e il 22,13% per il fallimento della lidocaina per via endovenosa.

In generale, secondo le stime, i pazienti hanno dichiarato di aver usato lo spray nasale 6 volte, per una media di 10 giorni al mese. Quasi la metà, il 49% ha dichiarato che lo spray era “molto efficace”, mentre il 39,5% lo ha trovato “un po’ efficace”. Più di un terzo, il 35,5%, ha dichiarato che la qualità della vita, dopo l’uso dello spray, è “molto migliorata”. Rispetto ad altri farmaci antidolorifici, il 43% ha dichiarato che lo spray nasale sia “molto migliore” e il 29,5% “un po’ migliore”. Quasi tre quarti degli intervistati hanno dichiarato di aver usato meno antidolorifici durante la cura con lo spray nasale di ketamina. Al momento dell’intervista, quasi due terzi, il 65%, stavano ancora usando lo spray.

Quasi 3 persone su 4, il 74% hanno riportato almeno un effetto collaterale, tra cui sintomi come stanchezza o visione doppia, offuscata sono stati i più comuni, seguiti dagli effetti cognitivi, come confusione, dissociazione, sogni vividi e allucinazioni. Ma, si è trattato, per lo più, di effetti temporanei. Lo studio ha mostrato che 23 persone usavano lo spray quotidianamente e 37 lo usavano per più di 15 giorni al mese. “La dipendenza è un potenziale inconveniente”, ha aggiunto Marmura. “Questo aspetto deve essere affrontato con attenzione e individualmente, poiché alcuni potrebbero rispondere solo a ripetuti trattamenti con ketamina intranasale, mentre altri potrebbero farne un uso eccessivo”, ha avvertito Marmura. “I medici dovrebbero prendere in considerazione l’uso di un farmaco potenzialmente assuefacente come la ketamina solo per i pazienti significativamente compromessi da emicrania”, ha concluso Marmura.

Lo studio

Lorenza Parpaglioni

Foto di Thorsten Frenzel da Pixabay

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