A Eraclea, centro turistico del litorale veneziano, non operò un’associazione per delinquere di stampo mafioso. Ma le condanne nel maxiprocesso su estorsioni e illegalità legate ad attività economiche e politiche del comune, concluso a quattro anni dal blitz del febbraio 2019, sono state ugualmente pesanti, anche se dimezzate rispetto alle richieste dei pubblici ministeri. Il Tribunale ha infatti ritenuto esistente un’associazione per delinquere semplice, pur riconoscendo l’aggravante dell’uso del metodo mafioso solo in alcuni episodi di estorsioni, minacce e violenza privata. Questa impostazione ha portato a una condanna molto severa per Luciano Donadio, ritenuto un terminale del clan dei Casalesi nella località balneare veneziana, a cui sono stati inflitti 26 anni e tre mesi di carcere. Oltre alla sua, le pene più pesanti sono quelle inflitte a Raffaele e Antonio Buonanno, condannati a 19 e 14 anni (le richieste erano rispettivamente di trent’anni e di vent’anni e otto mesi). I due Buonanno erano ritenuti i capi del presunto “clan di Eraclea”, assieme ad Antonio Pacifico, al quale il collegio ha inflitto una pena di dieci anni e mezzo. Anche i due figli di Donadio, Claudio e Adriano, sono stati ritenuti colpevoli e condannati rispettivamente a sei anni e a cinque anni e otto mesi. In totale sono state irrogate pene per 217 anni di carcere, mentre la Procura ne aveva chieste per 452 anni complessivi.

La sentenza è stata letta dal presidente Stefano Manduzio dopo più di una settimana di camera di consiglio, a conclusione di un processo che si prolungato per 137 udienze. Gli imputati erano 46: le condanne sono state 31, otto le assoluzioni e sette le estinzioni dei reati per intervenuta prescrizione. L’ex sindaco di Eraclea Mirko Mestre, di professione avvocato, è stato assolto “perché il fatto non sussiste” dall’accusa che lo aveva portato in carcere per 109 giorni: secondo i giudici, la sua elezione nel 2016 non fu comprata con i voti decisivi dei camorristi. Su questo singolo capo d’accusa è stato assolto anche Donadio. L’ex carabiniere Claudio Casella è stato condannato a nove anni e sei mesi, a sei anni invece l’ex direttore di banca Denis Poles, che era accusato di aver aiutato Donadio a gestire affari illeciti di alcune società. Risarcimenti di diversa entità natura saranno destinati al ministero dell’Interno, alla Presidenza del Consiglio, alla Città metropolitana di Venezia, al Comune di Eraclea, alla Regione Veneto, all’associazione Libera e ai sindacati Cisl e Cgil.

Alla lettura della sentenza hanno assistito sul banco dell’accusa il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, e i sostituti Roberto Terzo e Federica Baccaglini, secondo i quali a Eraclea aveva agito una sorta di succursale di Casal di Principe. Non è d’accordo l’avvocato Renato Alberini, difensore di Donadio: “Di tutto si poteva parlare tranne che di mafia ad Eraclea, inoltre è venuto meno il versante politico di questa vicenda”. Festeggia l’ex sindaco Mirco Mestre: “Potete solo immaginare quanto abbia sofferto in questi anni”. La nuova sentenza spalanca però un’evidente contraddizione: il dibattimento pubblico ha negato l’esistenza dell’associazione mafiosa, che invece è stata confermata lo scorso aprile dalla Cassazione per alcuni degli imputati che avevano fatto ricorso ai riti abbreviati. L’ex sindaco Graziano Teso, ad esempio, sta già scondando due anni e due mesi di pena per concorso esterno.“È stata riconosciuta la nostra richiesta sull’associazione per delinquere, ma non è stata ritenuta provata l’associazione di carattere mafioso anche se l’aggravante mafiosa è stata riconosciuta in alcuni episodi. Dalle motivazioni capiremo il ragionamento del Tribunale. C’è però una sentenza passata in giudicato che riconosce l’associazione mafiosa”, sottolinea il procuratore Cherchi. Mentre l’attuale sindaca Nadia Zanchin commenta: “Abbiamo sempre sostenuto che a Eraclea non c’era la mafia”.

Articolo Precedente

Donald Trump, l’inizio del processo fissato per marzo 2024 (a primarie in corso). DeSantis pronto ad annunciare la sua candidatura

next