“Un giornalista che si occupa di politica non deve fare il tifo per nessuno. Ed è il vero motivo per cui non vado a votare. La nostra è un po’ come una religione, noi siamo come dovrebbero essere i preti. Una volta beccai un prete molto bravo e illuminato che guardava a un’altezza particolare una signora che passava. E mi disse: ‘Beh, noi non possiamo consumare, ma almeno lasciateci guardare il menu’. Ecco, noi giornalisti possiamo solo guardare il menu”. È la chiosa ironica del direttore del TgLa7, Enrico Mentana, a una lunga conversazione avvenuta col giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo, sul palco della dodicesima edizione del Festival della Tv a Dogliani.

Nodo focale del dibattito: le tappe della carriera giornalista di Mentana, l’abbandono della Rai da parte di Fabio Fazio e di Lucia Annunziata, le discusse parole di Giorgia Meloni sul ‘pizzo di Stato’. Riguardo all’ultimo punto, Mentana si dichiara concorde con quanto affermato sullo stesso palco dall’editore di Domani, Carlo De Benedetti, e osserva: “Saranno tantissimi gli errori, gli orrori, le fesserie che caratterizzeranno la fase di governo della destra. Berlusconi era l’emblema assoluto delle sparate politiche, che servono ad allisciare il pelo all’elettorato contro l’interesse del paese. È una delle cose peggiori che si fanno e purtroppo si fanno tante volte. Il giornalismo – sottolinea – dovrà sempre prendere di mira queste sparate ma faccio notare che quella sul pizzo di Stato non è stata la cosa evidenziata di più su Giorgia Meloni. Se queste parole avessero avuto sui media lo stesso spazio che ha avuto avuto l’uscita di Lucia Annunziata dalla Rai, forse oggi nel paese si discuterebbe di un tema più interessante”.

Mentana definisce dignitoso il modo con cui Lucia Annunziata ha deciso di lasciare la Rai, ma dissente dalla sua scelta: “A differenza di Fazio, non ha il posto sicuro perché non va a lavorare in un’altra tv. Il suo gesto è rispettabilissimo ma ha detto che se ne va perché non è d’accordo con questo governo. Lei se lo può permettere, ma si può dire che non lavori nel servizio pubblico perché non sei d’accordo con questo governo? – aggiunge – Bisogna essere molto attenti su questo, perché i protagonisti dell’informazione devono essere in grado di fare le pulci a chi governa sine ira et studio, cioè senza nessun pregiudizio. Non mi è piaciuto quello che ha detto Lucia Annunziata. E se non apprezza questo governo, a maggior ragione deve restare in Rai”.

Più lunga la riflessione che il direttore del TgLa7 fa sul caso Fazio: “Io credo che non ci sia niente di meglio che interrompere un rapporto senza fare scene madri o i martiri di Belfiore. Nessuno di noi è insostituibile. E se ti fermi, usa il tempo a disposizione mentre non lavori, perché ti permette di vedere come è cambiata la società. Io sono entrato in un tunnel nell’aprile del 1991 e ho sempre lavorato come un pazzo, ma solo nel periodo tra il febbraio del 2009 e la metà del 2010 – spiega – ho capito molte cose perché le ho potute guardare da fuori. Quindi, dico a molti miei colleghi, che sono in odore di cacciata o che hanno deciso di andarsene: anziché aggrapparsi alle tende come faceva nei suoi film Francesca Bertini, facciano poche scene e sfruttino la situazione per vedere come cambia il mondo. Il mondo non gira attorno alla televisione. E la televisione conta sempre di meno”.

E ribadisce: “Nessuno è nato con una missione divina di fare tv. Un po’ tutti siamo scesi a patti, non esistono martiri puri. Se quindi accetti la Rai, accetti di lavorare in un posto in cui sai chi è l’editore: i partiti. Ogni volta cercheranno di mettere le loro donne e i loro uomini, ogni volta grideranno alla lesione della democrazia se i loro sono messi nel purgatorio. Non c’è mai nessuna lesione della democrazia – continua – C’è un gioco che si chiama spoils system, che fa schifo sempre o che non fa schifo mai, a seconda dei punti di vista. Basterebbe una riforma che è fatta da una riga, quella che sottrae la Rai al controllo del sistema dei partiti. Ma come mai nessun partito rinuncia alla sua fetta?”.

Frecciata poderosa di Mentana ai conduttori televisivi ‘presenzialisti’: “Non è che esiste Maradona e a scendere tutti gli altri. Tutti noi siamo degli onesti lavoratori di questo settore. C’è chi appare più bravo o empatico, ma nessuno ha il diritto inalienabile di essere sempre in onda. Quello ce l’hanno solo coloro che non riescono a vivere senza la tv e che andrebbero abbattuti come si fa con gli animali che non riescono a rientrare dentro lo steccato”.

E su Fazio afferma: “Va in un altro canale, il pubblico anziché guardarlo su Rai Tre lo vedrà sul Nove. Io ho visto andar via dalla Rai Raffaella Carrà, Mike Bongiorno, Corrado. Io stesso ho lasciato la Rai per dirigere il Tg5. È sempre successo. Come possiamo pensare che andar via dalla Rai nel 2023 sia una perdita? Lo è se uno viene cacciato e ha un marchio di infamia che non gli consente di lavorare altrove. Fabio Fazio va a Discovery e quel contratto si fa in tre mesi, mica in due giorni”.

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