Potrebbe avere un nome la donna che il 27 maggio 1993 venne notata dal portiere di uno stabile in via dè Bardi a Firenze, alcuni minuti prima che in via dei Georgofili, a poche centinaia di metri, esplodesse un Fiorino imbottito d’esplosivo. Lo sostiene un pool di consulenti dell’Associazione dei familiari delle vittime della Falange Armata, di cui fa parte anche l’ex magistrato Giovanni Spinosa, già presidente del tribunale di Ancona e in passato titolare delle indagini sulla Banda della Uno bianca.

A dare conto delle ipotesi formulate dal gruppo di consulenti è un articolo de La Nazione, che racconta come secondo il pool la donna di Firenze potrebbe essere stata Rose-Ann Scrocco, italo americana, ex hostess ed esponente dell’anarco-insurrezionalismo, arrestata dal Ros a Amsterdam il 16 gennaio 2006 e poi condannata per il sequestro di Mirella Silocchi nel 1989 e per l’omicidio dell’orefice Antonio Lo Feudo nel 1990 a Pescara. Da quanto trapela la ricostruzione di Spinosa e degli altri consulenti al momento non trova riscontri negli ambienti della procura di Firenze, che da 30 anni indaga sulle stragi del ’93. I risultati dell’indagine sono comunque al vaglio della procura di Milano, titolare dell’inchiesta sul caso di Umberto Mormile, l’educatore carcerario ucciso l’11 aprile del 1990: quell’omicidio è il primo delitto rivendicato dalla Falange Armata, una sedicente organizzazione terroristica che nei primi anni Novanta mise le firma sui principali fatti di sangue avvenuti in Italia. I delitti della Uno bianca, le stragi di Capaci e via d’Amelio e poi quelle di Milano, Roma e Firenze: ogni volta arrivava una telefonata a un centralino dell’agenzia Ansa per rivendicare gli attentati usando quell’oscura sigla.

Secondo il pool dell’Associazione delle vittime della Falange Armata, come riporta il giornale del gruppo Quotidiano nazionale, Rose-Ann Scrocco potrebbe corrispondere all’identikit ricostruito sulla base delle indicazioni di Vincenzo Barreca, il portiere di via de’ Bardi. Dopo la strage, Barreca era andato dai carabinieri e aveva raccontato che, poco prima della mezzanotte del 26 maggio, aveva ascoltato una discussione “abbastanza animata” provenire dal marciapiede davanti casa sua, che stava al piano terra. Barreca si era affacciato e aveva visto che si trattava di due uomini, che stavano cercando di recuperare una busta finita sotto il portone del condominio. Il portiere aveva percepito parole “riguardanti carte geografiche“: e infatti ai due era caduta una mappa di Firenze, con due punti cerchiati in rosso. Appoggiata al portone c’era poi una grossa borsa da viaggio di tela plastificata, di colore blu. Dieci minuti dopo la mezzanotte (“Sono sicuro dell’ora perché portavo l’orologio”) era arrivata un’auto, grigio metalizzato, forse una Mercedes, seguita da un veicolo furgonato, un Fiorino di colore bianco. L’auto si era fermata vicino ai due uomini ed era scesa una donna: era giovane, dimostrava 25 o 30 anni, alta circa un metro e 70, vestita con giacca e gonna blu, una mise che al portiere ricorda la divisa delle hostess. All’epoca Scrocco era una hostess e aveva 31 anni.

Il racconto di Barreca era molto dettagliato: si ricordava che la targa della macchina iniziava con le lettere RO, che la ragazza aveva i tacchi, che era mora coi capelli corti, a caschetto, con un viso piccolo. La donna era scesa dall’auto e aveva imprecato contro i due uomini fermi sul marciapiede: “Porca m…Forza, forza, sbrighiamoci, dai, dai, dai”, aveva quasi gridato, aprendo lo sportello posteriore della Mercedes. A quel punto i due avevano sollevato la borsa da viaggio, mettendola sul sedile posteriore. “Ho notato che la borsa, per la forma che ha assunto nell’atto di sollevarla, doveva pesare parecchio“, aveva messo a verbale Barreca. Che poi aveva concluso il suo racconto spiegando che la Mercedes con la ragazza era ripartita in direzione di via Guicciardini, seguita dal Fiorino bianco, dal quale non era mai sceso nessuno. Gli altri due uomini, invece, si erano avviati dall’altra parte, verso i Lungarni. Avevano una macchina blu, “del colore delle auto dell’aeronautica“, spiegherà il portiere. Tutta la scena era finita nel giro di venti minuti. Poi Barreca era andato a letto, svegliandosi poco più tardi, a causa dell’esplosione, avvenuta quattro minuti dopo l’1 di notte. Tutto questo racconto il portiere lo farà poi davanti ai carabinieri, fornendo anche una dettagliata descrizione fisica della ragazza: secondo Barreca l’identikit preparato dagli investigatori era uguale alla giovane “per un 90%“. Nella didascalia del photo-fit, realizzato pochi giorni dopo la strage, i carabinieri avevano critto : “Presunto autore dell’attentato dinamitardo di via dei Georgofili”. Nessun magistrato, però, andrà a interrogare Barreca negli anni successivi: il portiere non ha mai neanche testimoniato nei vari processi che si sono celebrati. Il suo racconto è stato recuperato di recente dalla commissione Antimafia della passata legislatura.

Ora nuovi tasselli potrebbero arrivare dall’indagine del gruppo di esperti guidati da Spinosa. Rose-Ann Scrocco era la compagna di Luigi De Blasi, un esponente di rilievo del movimento insurrezionalista, morto nel confezionamento di un’autobomba nella cosiddetta strage del Prenestino del 1989. La dimestichezza con gli esplosivi è un altro punto di affinità tra la donna di via dei Georgofili e Rose-Ann Scrocco. “Secondo i consulenti tecnici della Commissione parlamentare antimafia – ricorda Spinosa – l’esplosivo mafioso usato per la strage di via dei Georgofili fu integrato, durante i momenti raccontati dal portiere dello stabile di via dè Bardi, con circa 100 chili di esplosivo di tipo militare, compound b o semtex“. E qui rispunta la Scrocco, che ai tempi della strage faceva parte di un “consorzio composto da anarco-insurrezionalisti e banditi sardi”, che costituiva l’ossatura dell’Orai, l’Organizzazione rivoluzionaria anarco insurrezionalista. “Nel 1991 in un covo dell’Orai in via Cristoforo Colombo a Roma – aggiunge Spinosa – venne sequestrato un arsenale imponente: documenti falsi, divise da finanziere, innumerevoli detonatori elettrici e a miccia, nonché rotoli di miccia a combustione lenta. La scoperta del covo induce alla clandestinità molti esponenti, fra cui Rose-Ann Scrocco”. La donna, stando alla ricostruzione, farebbe anche parte dell’universo Falange Armata. Ma il ruolo della sedicente organizzazione terroristica non si fermerebbe alle rivendicazioni: “Bisogna fare un passo indietro alle ore 11.20 del 25 maggio – dice l’ex magistrato -, trentasette ore prima della scena descritta dal portiere di via dè Bardi e undici giorni dopo l’attentato a Maurizio Costanzo. I falangisti, a sorpresa, nella rivendicazione affermano la presenza di una militante nella fase operativa dell’azione contro Costanzo”.

Spinosa ricorda poi le rivendicazioni arrivate dopo la strage fiorentina. “Oltre a due canonici comunicati, alle 12.40 il centralino dell’Ansa di Cagliari riceve un ulteriore avviso: Codice 766321. Qui parla il gruppo Falange Armata – 17 novembre. Rivendichiamo l’attentato a Firenze, con 70 chili di semtex, un esplosivo”, ricorda l’ex magistrato. Cos’è la cellula 17 novembre? Chi ne faceva parte? Si tratta di un gruppo di estrema sinistra greco responsabile di innumerevoli omicidi ai danni di cittadini ellenici e statunitensi, fra cui agenti della Cia e autorità diplomatiche, che in Italia aveva trovato alleati strategici. “Falange Armata – 17 novembre e i movimenti anarco-insurrezionalisti sardi-ellenici confluivano sotto il cappello dell’Orai, di cui Rose-Ann Scrocco era un membro di spicco”, continua ancora Spinosa. L’esperto investigatore sostiene poi che ci sia una forte somiglianza tra l’identikit della donna coi capelli a caschetto, realizzato sulla base dei racconti di Barreca, e il volto della Scrocco.: “In particolare, si ritrova in entrambe la forma delle sopracciglia, quella del naso e della bocca, l’attaccatura dei capelli che è inclinata sulle tempie, la forma del mento visto di prospetto, che risulta tondeggiante, e la forma degli occhi e il loro colore”. Di una donna coi capelli a caschetto, soprannominata “Cipollina“, parla anche un’informativa del Sisde successiva alle stragi del 1993: la descrive come un’esponente di una struttura terroristica, composta da ex appartenenti a Gladio, con un ruolo attivo nelle stragi attribuite a Cosa nostra.

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