La famiglia di Tiziana Cantone, la 31enne trovata senza vita, con un foulard al collo, il 13 settembre 2016 nell’abitazione della madre, si oppone alla seconda richiesta di archiviazione dell’indagine per omicidio volontario. “Appare del tutto carente” l’attività di indagine scrive l’avvocato Gianluca Condrò, difensore di Teresa Giglio, madre di Tiziana, nell’istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione dell’indagine presentata dal pm Giovanni Corona, la seconda nel giro di pochi mesi; Corona voleva archiviare già nel novembre scorso, perché in seguito all’esito dell’autopsia effettuato sui resti del corpo di Tiziana dopo la riesumazione, era emerso che l’ipotesi più plausibile per la morte della 31enne era il suicidio.

La Giglio si era opposta e il giudice per le indagini preliminari di Napoli Nord Raffaele Coppola, nel febbraio scorso, aveva ordinato altre indagini alla Procura. Sono trascorsi circa tre mesi e la Procura, ad inizio maggio, ha reiterato la richiesta di archiviazione al giudice. E ancora una volta il difensore della Giglio si è opposto ritenendo che la Procura, in questo breve lasso di tempo, sia rimasta “incomprensibilmente inerte“. Il gip aveva dato valore alle consulenze relative alla dinamica della morte firmate per conto della difesa dai medici legali Vittorio Fineschi e Aniello Maiese, che avevano messo in dubbio l’ipotesi del suicidio, tanto che, scrisse il gip a febbraio, “si può ipotizzare una metodica asfittica riconducibile a strangolamento al pari di un soffocamento da suicidio”. In questi tre mesi l’unica attività istruttoria fatta dal pm Corona è stata di ascoltare nuovamente la zia di Tiziana, colei che trovò la ragazza morto con il collo stretto da una pashmina legata ad una panca.

La riapertura delle indagini sulla morte della donna risale al 26 gennaio 2021, dopo la presentazione di elementi probatori da parte del team legale della madre. Tra questi c’erano le tracce di Dna, attribuibili a due uomini rilevate sulla pashmina che la ragazza aveva intorno al collo quando fu trovata dalla zia (dettaglio che ha subito fatto ipotizzare che si fosse tolta la vita). C’erano poi i contatti telefonici e le attività su internet della ragazza, ottenuti grazie all’accesso agli account del suo iPad e del suo iPhone, che erano stati parzialmente cancellati mentre gli apparecchi erano in custodia della polizia giudiziaria.

Articolo Precedente

Patteggia l’omicidio preterintenzionale e offre 30mila euro alla vedova che rifiuta: “La morte di mio marito come il furto di una mela”

next
Articolo Successivo

“Se i Comuni non garantiscono la quiete pubblica, paghino i danni ai cittadini”. La sentenza della Cassazione sulla movida

next