Bagarre infuocata a Piazzapulita (La7) tra il conduttore della trasmissione, Corrado Formigli, e Italo Bocchino, ex parlamentare del Pdl e direttore editoriale del Secolo d’Italia. Il dibattito è incentrato sull’inchiesta esclusiva di Chiara Proietti D’Ambra che ha documentato le immagini sconvolgenti delle violenze commesse in un Cpr (Centro di Permanenza per i Rimpatri) a Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia. Una vera e propria gabbia dove i migranti vengono sottoposti a violenze inaudite in attesa di essere rimpatriati. A molti vengono somministrate anche dosi ingenti di psicofarmaci.

A commentare indignato il reportage è lo psichiatra Leonardo Mendolicchio: “Vedere queste immagini mi fa rabbrividire. Io mi vergogno di essere italiano di fronte a immagini del genere. Sono anche preoccupato che ci sia gente al tavolo della trasmissione (Hoara Borselli e Italo Bocchino, ndr), che fa riferimento a una certa area culturale e che cerca di annacquare quello che abbiamo visto. Nessun reato socialmente pericoloso può giustificare quel tipo di violenza. La narrazione secondo cui l’ordine pubblico in Italia si può garantire con quel tipo di metodo è pericolosissima“.

Insorge Bocchino: ” Se uno psicopatico vuole violentare sua figlia o sua sorella, come si garantisce? Con un whatsapp?”.
Coro unanime di protesta in studio per l’appunto inopportuno dell’ex parlamentare, che ribadisce: “Sapete chi li ha messi lì? Un giudice”.
“Un giudice di pace”, precisa Formigli che poi rimprovera Bocchino per la gazzarra che non accenna a diminuire.
Io non voglio cagnara sulle inchieste, va bene?”, sbotta il conduttore.
“La cagnara voi potete farla – si lamenta Bocchino – e un ospite invece non può farla?”.
Bocchino continua a interrompere e a protestare anche nei minuti successivi, provocando l’ulteriore irritazione di Formigli, che osserva: “Anche il ministro Piantedosi, che abbiamo intervistato, si rende conto che c’è qualcosa che non funziona nei Cpr. L’unico che non se ne rende conto è Bocchino“.

La polemica riesplode successivamente quando Bocchino la butta sulla politica, dando la colpa al Pd. E il conduttore commenta: “Ma parliamo delle immagini che abbiamo visto, vi prego. Chi se ne frega della politica, parliamo di questi ragazzi che abbiamo visto”.
“Ma abbiamo il diritto di parlare? – ribatte Bocchino – Perché mi interrompi sempre quando parlo? Che mi inviti a fare?”.
“Ti interrompo perché ti prego di intervenire sul tema”, spiega Formigli.
Ma il direttore del Secolo d’Italia continua a protestare, minacciando di andarsene.

Nel finale, Formigli è costretto ad abbassare l’audio del microfono degli ospiti per annunciare un nuovo dibattito dopo lo stacco pubblicitario.
Ancora una volta Bocchino contesta il conduttore: “Ah, chiudiamo il microfono quando parlo? Così si conduce una trasmissione?
Sì, sono io il conduttore – risponde Formigli – però credo che adesso alla Rai lei può farsi dare un programma“.
“Io non ho bisogno di andare in Rai – replica Bocchino – E comunque così non si conduce”.

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